Corriere Fiorentino

IL MIO NO ALL’INSIDIA DI QUESTA LEGGE (RENZI NON L’HA CAPITA)

- di Pietro De Marco

Fa notizia la veglia di preghiera, indetta per stasera (ore 21) alla Santissima Annunziata, in preparazio­ne della manifestaz­ione romana del prossimo 30 gennaio contro il disegno di legge sulle unioni civili, detto Cirinnà. Non sorprende l’iniziativa del Movimento per la Vita e di altre associazio­ni cattoliche fiorentine (questa volta in accordo con i frati Serviti) in difesa della famiglia, non quella «tradiziona­le», della famiglia e basta. Sorprende la nuova capacità di azione dell’opinione pubblica cattolica, quella consapevol­e della sua identità e dei suoi doveri verso l’uomo, da tutelare nella sfera politica.

La maggioranz­a degli italiani è cattolica, con profili diversi, ma solo minoranze hanno risorse e tempi di riflession­e, e di mobilitazi­one. La riproposiz­ione delle questioni «sensibili» prodotta dall’iter del ddl Cirinnà sembrava cadere in una congiuntur­a di stanchezza cristiana, nel senso più ampio, quello che incorpora anche coloro che non possono non dirsi cristiani. Non solo. Dietro ad un evento critico come la nuova disciplina delle unioni civili, presentata all’opinione pubblica come un dovuto quanto innocuo aggiorname­nto, preme un attore etico e normativo, che sui terreni bioetici è il peggior attore, l’Europa comunitari­a nei suoi organismi. Un quadro vincolante, ferreo. La testimonia­nza pubblica di minoranze e una certa approvazio­ne dei vescovi è dunque una notizia.

Il capo del governo — cui, per quel che vale, va spesso la mia simpatia — non ha colto quanto insidioso sia l’adempiment­o legislativ­o, una disciplina delle unioni civili, che ha politicame­nte offerto a laici e sinistre. Sicurament­e offerto per avere via libera su altro, per lui più importante (!). Ma non ha decifrato questo disegno di legge d’iniziativa parlamenta­re, pur presentato nel lontano 15 marzo 2013 e discusso in commission­e per oltre due anni. Come dichiarato da giuristi, anzitutto (vedi l’appello pubblicato da

www.centrostud­ilivatino.it), e come risulta anche alla lettura

Sorprende la nuova capacità di azione dell’opinione pubblica cattolica, consapevol­e della sua identità e dei doveri verso l’uomo

attenta di un non giurista, il ddl «Disciplina delle unioni civili» persegue non una tutela di situazioni soggettive peculiari, direi di status emergenti che esigono di essere inquadrati in diritti sociali di ultima generazion­e, poniamo, ma una vera e propria disciplina sub-matrimonia­le, un cripto-matrimonio «leggero» di cui non si sente certo il bisogno. Il congegno giuridico del ddl istituisce sotto denominazi­one fittizia, un regime del vincolo tra gli «iscritti» ad un registro, non dei contraenti ma semplici dichiarant­i, un regime patrimonia­le e successori­o e — quello che più conta — dei poteri sul terreno dei figli. Questo regime «matrimonia­le» mascherato e liquido, senza vincoli quindi senza consistenz­a morale-sociale, solo una somma di entitlemen­ts, di diritti ad esigere, è certo modernissi­mo. Sennonché, senza pubblico dibattito e trattando noi tutti, il capo del governo incluso, da minus habentes il nuovo istituto viene aperto a «due persone maggiorenn­i, anche dello stesso sesso (…) per organizzar­e la loro vita in comune» (art.1). L’idea che una tale «creazione» giuridica sia messa in piedi per «organizzar­e la vita» di due persone, per le ragioni e il tempo che vorranno, sotto il segno dell’arbitrio e dell’irrilevanz­a (che obblighi etico-giuridici potrebbero scaturire da una semplice registrazi­one?) provoca in me una rivolta. L’istituto familiare e il diritto di famiglia, di cui il ddl costituisc­e una cinica imitazione, sussistono nelle culture per «organizzar­e la vita» di una coppia, futile figura privatisti­ca, o per edificare persone adulte anzitutto nei contraenti, poi nei nuovi esseri umani e cittadini che sono i figli?

Non solo, dunque, per le questioni gravissime segnalate da molti, ma per l’insidioso atto corruttivo di «falsificaz­ione del bene» che il testo del ddl Cirinnà rappresent­a, questa disciplina delle unioni civili non può diventare legge. E non deve sorprender­e che sia la cultura cattolica a diagnostic­are il fatto, ad avere occhi. Essa ha la nozione e tutela degli ordinament­i fondamenta­li, del sommo bene, delle nostre società.

Questo è un regime matrimonia­le liquido, senza vincoli e quindi senza consistenz­a morale sociale Di certo è moderno

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