IL MIO NO ALL’INSIDIA DI QUESTA LEGGE (RENZI NON L’HA CAPITA)
Fa notizia la veglia di preghiera, indetta per stasera (ore 21) alla Santissima Annunziata, in preparazione della manifestazione romana del prossimo 30 gennaio contro il disegno di legge sulle unioni civili, detto Cirinnà. Non sorprende l’iniziativa del Movimento per la Vita e di altre associazioni cattoliche fiorentine (questa volta in accordo con i frati Serviti) in difesa della famiglia, non quella «tradizionale», della famiglia e basta. Sorprende la nuova capacità di azione dell’opinione pubblica cattolica, quella consapevole della sua identità e dei suoi doveri verso l’uomo, da tutelare nella sfera politica.
La maggioranza degli italiani è cattolica, con profili diversi, ma solo minoranze hanno risorse e tempi di riflessione, e di mobilitazione. La riproposizione delle questioni «sensibili» prodotta dall’iter del ddl Cirinnà sembrava cadere in una congiuntura di stanchezza cristiana, nel senso più ampio, quello che incorpora anche coloro che non possono non dirsi cristiani. Non solo. Dietro ad un evento critico come la nuova disciplina delle unioni civili, presentata all’opinione pubblica come un dovuto quanto innocuo aggiornamento, preme un attore etico e normativo, che sui terreni bioetici è il peggior attore, l’Europa comunitaria nei suoi organismi. Un quadro vincolante, ferreo. La testimonianza pubblica di minoranze e una certa approvazione dei vescovi è dunque una notizia.
Il capo del governo — cui, per quel che vale, va spesso la mia simpatia — non ha colto quanto insidioso sia l’adempimento legislativo, una disciplina delle unioni civili, che ha politicamente offerto a laici e sinistre. Sicuramente offerto per avere via libera su altro, per lui più importante (!). Ma non ha decifrato questo disegno di legge d’iniziativa parlamentare, pur presentato nel lontano 15 marzo 2013 e discusso in commissione per oltre due anni. Come dichiarato da giuristi, anzitutto (vedi l’appello pubblicato da
www.centrostudilivatino.it), e come risulta anche alla lettura
Sorprende la nuova capacità di azione dell’opinione pubblica cattolica, consapevole della sua identità e dei doveri verso l’uomo
attenta di un non giurista, il ddl «Disciplina delle unioni civili» persegue non una tutela di situazioni soggettive peculiari, direi di status emergenti che esigono di essere inquadrati in diritti sociali di ultima generazione, poniamo, ma una vera e propria disciplina sub-matrimoniale, un cripto-matrimonio «leggero» di cui non si sente certo il bisogno. Il congegno giuridico del ddl istituisce sotto denominazione fittizia, un regime del vincolo tra gli «iscritti» ad un registro, non dei contraenti ma semplici dichiaranti, un regime patrimoniale e successorio e — quello che più conta — dei poteri sul terreno dei figli. Questo regime «matrimoniale» mascherato e liquido, senza vincoli quindi senza consistenza morale-sociale, solo una somma di entitlements, di diritti ad esigere, è certo modernissimo. Sennonché, senza pubblico dibattito e trattando noi tutti, il capo del governo incluso, da minus habentes il nuovo istituto viene aperto a «due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso (…) per organizzare la loro vita in comune» (art.1). L’idea che una tale «creazione» giuridica sia messa in piedi per «organizzare la vita» di due persone, per le ragioni e il tempo che vorranno, sotto il segno dell’arbitrio e dell’irrilevanza (che obblighi etico-giuridici potrebbero scaturire da una semplice registrazione?) provoca in me una rivolta. L’istituto familiare e il diritto di famiglia, di cui il ddl costituisce una cinica imitazione, sussistono nelle culture per «organizzare la vita» di una coppia, futile figura privatistica, o per edificare persone adulte anzitutto nei contraenti, poi nei nuovi esseri umani e cittadini che sono i figli?
Non solo, dunque, per le questioni gravissime segnalate da molti, ma per l’insidioso atto corruttivo di «falsificazione del bene» che il testo del ddl Cirinnà rappresenta, questa disciplina delle unioni civili non può diventare legge. E non deve sorprendere che sia la cultura cattolica a diagnosticare il fatto, ad avere occhi. Essa ha la nozione e tutela degli ordinamenti fondamentali, del sommo bene, delle nostre società.
Questo è un regime matrimoniale liquido, senza vincoli e quindi senza consistenza morale sociale Di certo è moderno