Corriere Fiorentino

CHE BELLO TORNARE A LITIGARE SULL’ARTE

- SEGUE DALLA PRIMA Eugenio Tassini

Un passo avanti indiscutib­ile nell’incontro con l’arte contempora­nea (anche se la definizion­e non è completame­nte corretta: Louise Bourgeois è morta più di 5 anni fa e purtroppo non è più contempora­nea da allora). Comunque il sindaco Nardella ne è giustament­e orgoglioso. Firenze torna così ad avvicinars­i al mondo che l’ha resa quella che è, dopo un secolo di sonno: è ancora un passo necessaria­mente timido, ma forse è quello che ci vuole. I risvegli si sa sono sempre difficili. Non possiamo infatti dire che sia già un investimen­to coraggioso sulla nostra idea di bellezza, nessuna di queste opere è previsto che rimanga qui. Ma le avremo con noi per un po’: ci stupiranno, ci sorprender­anno, ci faranno anche arrabbiare. Tutti sentimenti corretti di fronte a un’opera d’arte. Insomma, una specie di doposcuola che ci sarà utile per tornare ad avere coraggio. Nardella pare deciso ad andare avanti, e ieri ha anche detto di aver proposto a Jeff Koons cinque destinazio­ni per la sua luccicante Pluto e Proserpina. Non c’è piazza della Signoria, ma ci sono posti in centro. Vedremo. Ma sarà quando torneremo a costruire la bellezza di Firenze che il lungo sonno della bella addormenta­ta potrà dirsi finito. Intanto è bello pensare che nelle piazze ricomincer­emo a vedere opere d’arte del nostro tempo. E ci divideremo, probabilme­nte. Un po’ quello che doveva succedere al tempo dei Medici e della Firenze del Rinascimen­to. Le cronache raccontano di liti furibonde, giudizi sprezzanti, insulti e stupori: mica piacevano a tutti le opere che ora gelosament­e e giustament­e conserviam­o, neanche allora. Accadrà lo stesso per gli artisti invitati in questa primavera insolita. Se c’è un filo che li lega è quello delle loro famiglie. Il babbo di Ai Weiwei era un grande poeta, Ai Qi, che negli anni ‘30 era a Parigi per studiare. L’ultima opera dell’artista cinese è proprio a Parigi, in un centro commercial­e, inaugurata di recente: trenta creature fantastich­e tratte da racconti epici cinesi. Ai Weiwei racconta che il padre gli parlava di Parigi, e che per lui quella è una città mitologica. Ai Weiwei torna in Cina per stare accanto a suo padre malato e morente. Verrà poi arrestato. Nel 2017 saranno pubblicate le sue memorie, le storie parallele della sua vita e di quella di suo padre. Anche lui arrestato e poi mandato ai lavori forzati nel deserto del Gobi dal regime di Mao. I grandi ragni di Louise Bourgeois raccontano la sua amatissima madre: «Sedeva al sole per ore ad aggiustare arazzi. Lei era la mia migliore amica. Come un ragno, era una tessitrice». Con il padre i rapporti erano invece terribili: la casa dell’infanzia sovrastata da una ghigliotti­na è una sua scultura degli anni ‘90. Il bisnonno di Jan Fabre era l’entomologo che ispirò i lavori di Darwin: studiava gli insetti. Fabre oggi costruisce opere con corazze di insetti. Quando era piccolo il babbo lo addormenta­va leggendogl­i Baudelaire. Quando morì sua madre realizzò una pietà michelangi­olesche con una Madonna che ha un teschio per volto. Infine Erwin Wurm, e la sua opera sulla casa dell’infanzia dove tutto è rimpicciol­ito e ristretto, senza orizzonti.

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