Corriere Fiorentino

IL VENTO PERDUTO DI QUEL 1974

- di Paolo Ermini

C’ è un anno straordina­rio nella storia della sinistra italiana e dell’ex Pci (poi Pds, Ds, Pd), che ne ha sempre costituito l’asse portante, la sua anima più profonda, nel bene e nel male. Quell’anno è il 1974, l’anno del referendum sul divorzio. Allora, con una scelta tutt’altro che scontata e indolore per una forza popolare intrisa di una cultura ancora piena di retaggi e valori dell’Italia contadina, il partito guidato da Enrico Berlinguer superò ogni timore e si schierò a favore del mantenimen­to della legge che portava il nome del liberale Antonio Baslini e del radicale Loris Fortuna. Il contributo comunista fu decisivo per la vittoria del no nelle urne, in una prova di forza voluta a ogni costo dalla Chiesa e dalla Democrazia Cristiana, anche se quella non era certo una battaglia cercata dal Pci, impegnato fin dall’anno prima nella ricerca di un difficile accordo — il famoso compromess­o storico concepito dopo il golpe contro Allende in Cile — proprio con la Dc. Il 13 maggio 1974 fu una data che fece da spartiacqu­e nel cammino dell’Italia nel campo dei diritti individual­i. L’epilogo mise in evidenza come larga parte del mondo cattolico e, quasi per intero, le gerarchie ecclesiast­iche non fossero riuscite minimament­e a capire come per la stragrande maggioranz­a del Paese la possibilit­à di annullare gli effetti civili di matrimoni falliti non era più motivo di contrasto con la propria coscienza, seppur cristiana. Di contro, fu a tutti evidente la sintonia che il Pci, dopo non poche esitazioni, era riuscito a stabilire con le esigenze più sentite della società italiana, oltre le solite appartenen­ze sociali e politiche, gettando le basi di quella che sarà la grande avanzata elettorale del 1975 e del 1976.

Il recupero di quello spirito forse servirebbe anche oggi, a un Pd impegnato — per non dire impelagato — nella battaglia sulle unioni civili. L’esigenza di una legge che riconosca finalmente dignità e diritti alle coppie dello stesso sesso che non possono sposarsi è ormai largamente riconosciu­ta, anche dalla Chiesa di Francesco. E quando il Papa ribadisce l’unicità del vincolo matrimonia­le rispetto ad altri tipi di unione ricorda l’inviolabil­ità di un sacramento, ma anche una verità naturale incontesta­bile: solo un uomo e una donna, insieme, possono procreare (fatto salvo il ricorso a tecniche riprodutti­ve estranee alla coppia). È il motivo del no al riconoscim­ento delle nozze fra omosessual­i e all’adozione dei bambini da parte delle coppie gay, che potrebbe incentivar­e la pratica dell’utero in affitto con coinvolgim­ento di terze persone.

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