IL VENTO PERDUTO DI QUEL 1974
C’ è un anno straordinario nella storia della sinistra italiana e dell’ex Pci (poi Pds, Ds, Pd), che ne ha sempre costituito l’asse portante, la sua anima più profonda, nel bene e nel male. Quell’anno è il 1974, l’anno del referendum sul divorzio. Allora, con una scelta tutt’altro che scontata e indolore per una forza popolare intrisa di una cultura ancora piena di retaggi e valori dell’Italia contadina, il partito guidato da Enrico Berlinguer superò ogni timore e si schierò a favore del mantenimento della legge che portava il nome del liberale Antonio Baslini e del radicale Loris Fortuna. Il contributo comunista fu decisivo per la vittoria del no nelle urne, in una prova di forza voluta a ogni costo dalla Chiesa e dalla Democrazia Cristiana, anche se quella non era certo una battaglia cercata dal Pci, impegnato fin dall’anno prima nella ricerca di un difficile accordo — il famoso compromesso storico concepito dopo il golpe contro Allende in Cile — proprio con la Dc. Il 13 maggio 1974 fu una data che fece da spartiacque nel cammino dell’Italia nel campo dei diritti individuali. L’epilogo mise in evidenza come larga parte del mondo cattolico e, quasi per intero, le gerarchie ecclesiastiche non fossero riuscite minimamente a capire come per la stragrande maggioranza del Paese la possibilità di annullare gli effetti civili di matrimoni falliti non era più motivo di contrasto con la propria coscienza, seppur cristiana. Di contro, fu a tutti evidente la sintonia che il Pci, dopo non poche esitazioni, era riuscito a stabilire con le esigenze più sentite della società italiana, oltre le solite appartenenze sociali e politiche, gettando le basi di quella che sarà la grande avanzata elettorale del 1975 e del 1976.
Il recupero di quello spirito forse servirebbe anche oggi, a un Pd impegnato — per non dire impelagato — nella battaglia sulle unioni civili. L’esigenza di una legge che riconosca finalmente dignità e diritti alle coppie dello stesso sesso che non possono sposarsi è ormai largamente riconosciuta, anche dalla Chiesa di Francesco. E quando il Papa ribadisce l’unicità del vincolo matrimoniale rispetto ad altri tipi di unione ricorda l’inviolabilità di un sacramento, ma anche una verità naturale incontestabile: solo un uomo e una donna, insieme, possono procreare (fatto salvo il ricorso a tecniche riproduttive estranee alla coppia). È il motivo del no al riconoscimento delle nozze fra omosessuali e all’adozione dei bambini da parte delle coppie gay, che potrebbe incentivare la pratica dell’utero in affitto con coinvolgimento di terze persone.