IL VENTO PERDUTO DI QUEL 1974
Altri Paesi occidentali si sono già incamminati lungo questa strada, concedendo entrambe le possibilità. Ma in Italia sembra invece prevalente un orientamento doppiamente contrario, non solo tra le file dei credenti. Così dicono i sondaggi che rivelano al tempo stesso una maggioranza di opinioni favorevoli al varo di una legge per i gay. Non c’è da stupirsene in un Paese nel quale due omosessuali non possono ancora assistersi reciprocamente in una corsia d’ospedale oppure lasciarsi i loro beni in caso di morte. Come se dal basso salisse un messaggio semplice e chiaro: procedete senza forzature; non sacrificate un risultato prezioso per fare un en plein che solo gli ultras del laicismo ritengono irrinunciabile; pensate a chi di quei diritti ha bisogno e non a chi ne fa arma di propaganda.
Se saranno approvati gli emendamenti al disegno di legge Cirinnà messi a punto in questi giorni per superare eventuali obiezioni di incostituzionalità, senza sovrapposizioni fra unioni civili e matrimoni classici (tutelati dalla nostra Carta), avremo un testo in grado di ottenere in Parlamento un sì ampio , tranne che sull’articolo che riguarda le adozioni. Perché tirare dritto senza un supplemento di riflessione comune? In una conferenza tenuta a Firenze, ieri Paolo Mieli ha detto che sarebbe bello (e utile) far ripartire la ruota delle idee. Cioè la predisposizione a uscire dalle trincee contrapposte, a non considerare immutabili le proprie convinzioni, ad aprirsi a un confronto non di facciata, coltivando quella cultura del dubbio e del rispetto che è il sale delle democrazie vere. Ma che sicuramente poco traspariva dal sit-in che ha animato per un pomeriggio il cuore di Firenze. Peccato.