L’omicidio stradale? Anche per sosta vietata
Incidente in viale Matteotti: tre indagati tra cui la proprietaria dell’auto parcheggiata vicina all’incrocio
Tre indagati nell’inchiesta sul primo omicidio stradale a Firenze. L’avviso di garanzia è scattato non solo per i conducenti delle due auto finite sul marciapiede, ma anche per la proprietaria dell’auto in sosta vietata.
Ci sono tre indagati nell’inchiesta sul primo omicidio stradale a Firenze. L’avviso di garanzia è scattato non solo per i conducenti delle due vetture che procedevano nella stessa direzione e , all’incrocio tra viale Matteotti e via Lamarmora, dopo una carambola sono schizzate sul marciapiede: la Dacia Duster ha abbattuto un semaforo che ha travolto e ucciso un’anziana di 78 anni e ferendo gravemente la figlia, finendo contro il muro di un palazzo, mentre la Toyota è riuscita a fermare in tempo la sua corsa.
Sul registro degli indagati, è finita anche la conducente dell’auto parcheggiata in divieto di sosta su viale Matteotti. Anche per lei, una semplice contravvenzione si è trasformata nell’ipotesi ben più grave di concorso in omicidio stradale che potrebbe comportare come per gli altri nel caso di eventuale e futuro processo a una condanna compresa tra due e sette anni. L’avviso di garanzia è un atto dovuto, in vista della perizia disposta dalla Procura per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Il compito toccherà all’ingegnere Giovanni Romanini, che riceverà l’incarico stamattina dal pm Filippo Focardi.
Ieri pomeriggio è stata eseguita l’autopsia sulla salma di Paola Nicolucci all’istituto di medicina legale e i primi risultati sono già attesi per oggi. I cellulari dei due automobilisti, sabato scorso finiti sotto sequestro insieme alle autovetture, potranno sciogliere i dubbi sulle cause dell’incidente: già dalle prossime ore, il traffico delle telefonate e degli sms sarà esaminato dagli investigatori. Tra le ipotesi al vaglio della procura, non solo c’è la manovra azzardata ma anche una distrazione provocata dall’uso del cellulare. Lo squillo del telefono, la risposta a un sms o alla chat su Whatsapp, sabato mattina intorno alle 10, potrebbero aver distolto dalla guida uno o entrambi i conducenti, provocando la tragedia.
«L’auto può diventare un’arma. Anche un momento di distrazione può essere fatale», ammonisce Stefano Guarnieri, che, dopo la morte del figlio Lorenzo investito e ucciso da un motociclista ubriaco al parco delle Cascine nel giugno 2010, è stato tra i promotori della legge sull’omicidio stradale.
Con le nuove regole, resta la pena base (da due a sette anni) quando la morte è provocata da chi viola il codice della strada. La sanzione sale sensibilmente per chi uccide una persona guidando in stato di ebbrezza grave o sotto l’effetto di droghe: rischiando il carcere fino a 12 anni. «La legge non è perfetta, ma può essere migliorata — prosegue Guarnieri — L’uso del cellulare ricade tra le ipotesi meno gravi capaci di provocare un incidente. Tra due anni, finito il rodaggio della normativa si dovrà valutare se gli incidenti riconducibili a questo tipo di distrazione sono in crescita. Se così fosse, anche l’uso improprio del telefono dovrà essere inserito tra le aggravanti».
Guarnieri L’auto può diventare un'arma, basta un momento, una distrazione che può diventare fatale Finito il rodaggio della legge si dovrà valutare se inserire tra le aggravanti anche l’uso del cellulare