Taxi, altolà del prefetto sulle ronde anti Ncc
Giuffrida frena le ronde anti noleggi. Palazzo Vecchio: in 15 giorni 50 controlli e un solo irregolare
Un richiamo a «tono più bassi». E un monito: «I controlli spettano alle forze dell’ordine». Il prefetto Alessio Giuffrida cerca così di calmare le acque nello scontro tra tassisti e Ncc a Firenze. In attesa di una risposta da Roma.
Un incontro dai toni accesi (a volte le urla si sentivano anche da dietro le pesanti porte all’ultimo piano di Palazzo Medici Riccardi) che partorisce una «cabina di regia» che in realtà è più una camera di compensazione. Il prefetto di Firenze Alessio Giuffrida ha cercato di comporre lo scontro tra i tassisti fiorentini e gli Ncc, i noleggiatori con conducente. Uno scontro che aveva portato i tassisti a fare azioni eclatanti, qualcosa di simile a delle «ronde», comunque controlli della regolarità del servizio della categoria concorrente, gli Ncc appunto: secondo i tassisti, ormai fanno servizi «a chiamata» come i taxi, e non prenotati, con corse che partono dalla propria rimessa. «Toni bassi», ha chiesto il prefetto. Spiegando che i controlli «devono essere esercitati da chi ne ha la potestà: dalla polizia municipale soprattutto, e dalle altre forze di polizia, in sintesi da chi svolge compiti istituzionali». E anche se l’attivismo di alcuni tassisti che avevano chiesto conto del lavoro agli Ncc non si può inquadrare «nelle cosiddette “ronde”», chi ha intenzione di proseguire in questa «attività di monitoraggio» si calmi: perché queste azioni devono «essere esercitate con grandissima cautela perché possono portare alla violazioni dei diritti altrui, a partire dalla privacy». Il tema ruota intorno all’interpretazione di una normativa che risale al 2008: l’obbligo, per gli Ncc, di «tornare in rimessa» alla fine di ogni corsa. Un obbligo che però è «sospeso», ribattono gli Ncc, dal 2009. Da qui, lo scontro: i tassisti insistono a dire che i numerosi Ncc che girano a Firenze, con licenze tutte concesse fuori dal Comune, lo fanno illegalmente. Gli Ncc ribattono: invece possiamo. Al tavolo, ieri, c’erano anche gli assessori allo sviluppo economico Giovanni Bettarini e alla polizia municipale Federico Gianassi. È Bettarini a spiegare che nelle ultime due settimane i vigili hanno intensificato i controlli: ma a fronte di 50 verifiche, è stata ritirata solo una carta di circolazione, nel resto dei casi tutto era regolare. «La nostra polizia municipale sta per ora controllando che ci sia almeno un riferimento esterno che arrivi dalla clientela. Penso ad una mail, un messaggio, in sostanza un riferimento che consenta di verificare che non si stia facendo servizio su piazza», spiega Bettarini. Perché il «foglio di servizio», cioè la prenotazione, spesso riguarda servizi per hotel fiorentini. Anche gli Ncc però denunciano «fenomeni di vero e proprio abusivismo», auto e mezzi senza nessuna autorizzazione. Ora la «cabina di regia» cercherà di avere chiarezza dal ministero. Ma il rischio di ulteriori scontri (gli Ncc dicono di aver denunciato alcune azioni di controllo troppo «pesanti» da parte dei tassisti) resta all’0rizzonte. potranno essere «bannati» dal servizio se non con una causa giusta e a loro conosciuta, ed avranno un risarcimento economico. Ma mentre il mondo utilizza app, satelliti e big data per il traffico — e discute anche di nuovi diritti — noi in Italia cosa facciamo?
L’Italia è arenata sull’articolo 29 comma quater di una legge del 2008, sospeso sine die da sette anni. A modificarlo ci devono pensare due ministeri: trasporti e sviluppo economico. Il ministro Graziano Del Rio ha ripreso in mano il fascicolo finito quasi disperso dopo le dimissioni del suo predecessore Maurizio Lupi: ed infatti ha aperto, a marzo scorso, la «cabina di regia». Il problema è che nel frattempo si è dimessa la ministra Federica Guidi, dopo lo scandalo sul petrolio in Basilicata, e l’ha sostituita Carlo Calenda. E nel frattempo, la Commissione Europea ha chiesto — per concedere flessibilità sui conti — altre riforme, tra cui la liberalizzazione del settore taxi. Ma, dato che ora ci sono le amministrative e ad ottobre il referendum costituzionale, è possibile ipotizzare che Del Rio e Calenda non affrontino questo tema, e scontri annessi, fino all’autunno.
E dire che la Commissione trasporti alla Camera ci aveva provato. «Sono stata relatrice del decreto legge per la proroga dei termini» della vecchia normativa, ricorda la deputata Pd Elisa Simoni. Ma non doveva essere l’ennesimo rinvio, bensì l’ultimo. «Certamente è necessario il decreto attuativo da parte del governo finalizzato a impedire le pratiche di esercizio abusivo e anche gli indirizzi generali per l’attività di programmazione e pianificazione delle Regioni perché i Comuni rilascino i titoli autorizzativi». Ma Simoni sottolinea anche che era stato chiesto ai ministeri, dalla maggioranza, «di occuparsi della materia tenendo conto anche del ricorso alle nuove tecnologie informatiche nel mercato dei servizi di trasporto di persone (vedi Uber)». Un’esigenza imprenscindibile: perché mentre in Italia si discute dell’applicazione dell’articolo 29 quater, a giro per il mondo ci sono app, piattaforme e modalità di gestione del trasporto (anche privato) innovative. E persino chi già chiede di estendere i propri diritti lavorando con Uber: magari non con un sindacato, ma con una class action.