LE DUE ANIME DELL’ANPI, VERSO LE URNE
Dieci anni fa la svolta: dal 2006 si può iscrivere anche chi non ha fatto la Resistenza, ma ne condivide i valori
In Italia, gli iscritti all’Anpi sono 130 mila. I partigiani sopravvissuti 8 mila. È da dieci anni, dal 2006, infatti, che l’associazione, tenendo conto dell’età avanzata dei combattenti e del fatto che cominciava a ridimensionarsi notevolmente il numero dei testimoni diretti della Resistenza, ha aperto le proprie porte ai cosiddetti «guardiani della Costituzione», i simpatizzanti dei partigiani.
L’Anpi provinciale fiorentina, con 4.650 iscritti, conta poco più di 50 partigiani sopravvissuti, secondo le stime fatte dal segretario Mauro Socini. «I partigiani hanno tutti dagli 85 anni in su. Sono rimasti in pochi — spiega il presidente della sezione provinciale fiorentina, Ubaldo Nannucci — Gran parte dei nostri iscritti è fatta da gente matura, cinquanta, sessant’anni, persone che non hanno vissuto la Resistenza ma la vogliono tramandare. C’è per fortuna anche una componente di trentenni che si sono affacciati all’associazione; insomma, è in corso un ricambio generazionale, ma il grosso è fatto da persone di una certa età». Dal 2006, da quando l’associazione ha aperto agli esterni, a fianco delle sezioni storiche come quella dell’Oltrarno, ne sono rinate altre ormai quasi scomparse sulla spinta di giovanissimi neo-iscritti, come quella di Vicchio.
I circa 50 partigiani sono quelli sopravvissuti tra gli 8.223 che risultano nel Fiorentino dagli elenchi dell’Archivio storico della Resistenza. Ma quella classificazione si riferisce solo a partigiani e patrioti (tale è definito chi combatté o aiutò le azioni partigiane per un periodo inferiore a tre mesi e non partecipò ad almeno due azioni). «Quell’elenco è significativo, ma parziale. È basato su criteri burocratico-militari dell’immediato Dopoguerra — spiega Matteo Mazzoni, direttore dell’Archivio storico della Resistenza — In realtà i partigiani sono di più e ora stiamo compiendo un censimento anche tra gli archivi romani per integrare quell’elenco con chi ne è rimasto escluso perché non fece all’epoca domanda e non rientrò in quei criteri molto rigidi». Nella lista, insomma, non risultano tutti quelli che sporadicamente hanno aiutato le bande armate della Resistenza — i cosiddetti «benemeriti» — tanto che soprattutto molte donne sono rimaste escluse dagli archivi. Insomma, nella realtà, i partigiani sono più molti di più di quelli che risultano ufficialmente. Oltretutto, fuori dalla lista ci sono molte altre persone che sono diventate simboli della Resistenza: i militari caduti in battaglia contro i tedeschi (come le vittime dell’eccidio di Cefalonia) o i deportati nei campi di sterminio. Ma, a distanza di 71 anni dalla Liberazione, i numeri sono ormai esigui, anche tenendo conto di tutte le differenti categorie.
La Prefettura di Firenze il 2 giugno, per celebrare la Festa della Repubblica, consegnerà in una cerimonia ufficiale 94 «medaglie della Liberazione» ad altrettanti partigiani sopravvissuti: in questo conto rientrano anche ex deportati dei campi di sterminio nazisti che alle azioni armate nelle montagne o nei vie delle città italiane non parteciparono.
Festa della Repubblica In Prefettura saranno consegnate 94 medaglie ad altrettanti sopravvissuti