Tavoli e «cabine di regia» Ma da 7 anni la legge è ferma
Se a Firenze parte la «cabina di regia», a Roma c’è già il «tavolo tecnico». Qui da un giorno, nella Capitale da due mesi, anche se in realtà lo scontro va avanti dal 2009. Dietro lo scontro tra taxi e Ncc sull’interpretazione di una norma, però, ci sono più problemi di un semplice ritardo (di 7 anni...) su una legge delega che non arriva. C’è soprattutto la riforma completa di un settore, annunciata più volte ma mai arrivata a conclusione per le pressioni dei diretti interessati.
Un settore, quello dei taxi e del noleggio, che in Italia è legato all’artigianato (sì, sono di fatto tutti artigiani e imprenditori, i tassisti) e che è una attività privata rivolta al pubblico (e quindi regolata) come si fosse ancora negli anni ‘70. Mentre il mondo va avanti e in direzione diversa. I tassisti difendono strenuamente la «diversità» italiana (più restrittiva di molti altri Paesi europei). La loro tesi è che se cambiano le norme, arriveranno le multinazionali del trasporto, facendo dei tassisti una sorta di «paria», di dipendenti a prezzi stracciati, come negli Usa.
Toni da no-global che possono amareggiare chi sta in coda in attesa del taxi e chi si domanda quanto incassino davvero le nostre auto bianche. Ma non devono stupire. Anche negli Usa c’è chi si interroga sul futuro del settore: è di qualche giorno fa lo scontro tra gli autisti di Uber e la multinazionale californiana, con i primi che hanno fatto una «class action» per farsi riconoscere lo status di dipendenti. Alla fine, gli autisti avranno più diritti, non