AIRBNB E SOCI, ORA TUTTI VOGLIONO REGOLE
Se gestite un’impresa di ricettività turistica a Firenze, potete aspettarvi mediamente un utile sui ricavi pari al 5,3%. Se invece fate l’affittacamere «familiare», il vostro utile può essere fino a 8 volte superiore. La differenza nasce soprattutto dalle imposte, ma se si considera anche l’eventualità che la casa, le camere, o più appartamenti siano gestiti in modo abusivo, cioè siano trasparenti al fisco, il profitto che sfugge alle tasse può salire ancora di più. I dati, frutto di una ricerca realizzata da Confesercenti Firenze, sono stati lo strumento per far capire — da parte dell’ associazione di categoria — ai vertici istituzionali fiorentini e regionali che una regolamentazione del settore non è più rinviabile, ma soprattutto che deve essere efficace. Il «boom» di affitti privati, legato alle piattaforme web di sharing economy (da Airbnb in poi) non si fermerà. La risposta di Comune e Regione è stata positiva: il Comune ha stretto un accordo proprio con Airbnb, la Regione sta rimettendo mano alla legge sul turismo, in cui chi affitta più di tre alloggi diventerà automaticamente «impresa» (con tasse annesse). Gli assessori Giovanni Bettarini (Comune) e Stefano Ciuoffo (Regione) sanno però perfettamente che la «sharing economy» non è un fenomeno che può star stretto in un ambito definito come quello comunale o regionale: e infatti giacciono in Parlamento alcune proposte di legge sull’argomento. Ma nel frattempo c’è anche l’Unione Europea che vorrebbe emanare una direttiva. In attesa che la politica decida di intervenire (magari, speriamo, non intralciandosi tra i vari livelli), l’unica certezza sono le stime di aumento di turisti in Toscana: più 3%, cioè 25 milioni di presenze nel 2016.