PODEMOS, O FORSE NO
Il risultato delle elezioni che si sono svolte domenica scorsa in Spagna dimostra che l’emotività può generare mostri anche tra gli osservatori politici. A forza di dare retta agli opinion maker e ai sondaggi ci aspettavamo tutti il trionfo di Podemos (nella variante di Unidos Podemos, più spostata a sinistra) e invece, olé, Iglesias e C. sono stati matati nell’arena restando, malinconicamente, terzi dietro il Partito Popolare del premier Rajoy e il Partito Socialista, le due forze portanti della tanto vituperata politica.
Può anche darsi, come alcuni hanno scritto, che il risultato spagnolo sia stato causato da un passeggero effetto Brexit, che la paura del salto nel buio abbia penalizzato la lista anti-sistema e che alla fine gli europei di qualsiasi Paese faranno gli inglesi scegliendo di rovesciare tutti i tavoli e cambiare gioco, ma intanto è arrivato un segnale contrario. E inequivocabile: la strada è in salita ovunque e per tutti, compresi i nostri Cinque Stelle (i solerti habitués dei cambi di carro sono avvisati...).
Ma il voto spagnolo fornisce indicazioni che ci riguardano anche più da vicino:
1) Per uscire dalla crisi non è per nulla convincente la via dell’assistenzialismo, cara alla sinistra tradizionale e ancora molto praticata in Toscana, ma incapace di generare sviluppo e, insieme, lavoro.
2) Carte come il reddito garantito, una delle bandiere dei grillini e uno dei punti cardine della giunta Nogarin a Livorno, sono percepite dai più per quello che sono: strumenti di consenso. Perché la scelta del reddito garantito non riesce a superare l’ostacolo decisivo: la sua insostenibilità economica (senza considerare la sua portata cultural-sociale in un Paese che confida sempre in soluzioni dall’alto).
3) Il ribaltone di Sesto, con la sconfitta (strameritata) del Pd a opera delle due sinistre-sinistre, è un’importante novità nell’area metropolitana fiorentina con cui tutti sono chiamati a fare i conti, ma sarà assai dura per gli sponsor farne un laboratorio di valore nazionale. Il marchio impresso dall’ex sindaco Gianni Gianassi alla vittoria di Lorenzo Falchi è qualcosa di più di una manifestazione di nostalgia. È, legittimamente, la rivendicazione di un peso, di un ruolo, anche di un bagaglio ideale. Fattori che hanno influito sulla svolta elettorale, legati però a un territorio, con la sua storia e i suoi dilemmi (politici, economici e ambientali). La Spagna guarda altrove. L’Italia c’è da augurarselo.