Così resiste Peretola, con i bar e le botteghe
Saracinesche giù nei negozi del borgo. Sono tutti al bar a vedere l’Italia. Come in un paese? Esatto: benvenuti nel borgo di Peretola, dove — a due passi dai neon e dal traffico di via Pistoiese — resistono la lavanderia, la parrucchiera, il vinaio, gli ortolani.
Botteghe chiuse e tutti al bar a guardare la partita della Nazionale. L’identità di un luogo si vede anche da questo. Nonostante Peretola sia inglobata a Firenze, il suo borgo antico resta un paese dove tutti si conoscono e si chiamano per nome. E dove i negozi di vicinato riescono ancora a sopravvivere. Via Pistoiese è proprio dietro l’angolo, con il suo smog e le auto che sfrecciano come in un autodromo, i suoi supermercati, le sue catene di magazzini di elettronica e le sue sale scommesse. Ma basta svoltare e prendere una delle tante direttrici che porta fino alla chiesa di Santa Maria per respirare un’altra aria.
Certo, nell’arco di un quarto di secolo tutto è cambiato e molti si sono trasferiti altrove, ma chi resiste lo fa con orgoglio. E ora Palazzo Vecchio prova a correre ai ripari per cercare di tutelare quella che è la forza di una comunità, proprio come quella di Peretola: la rete di commercianti e artigiani che, dal calzolaio al panettiere, consentono di vivere come in un «piccolo mondo antico». Situazioni simili si registrano anche al Galluzzo, Settignano, Badia a Ripoli, Sant’Andrea a Rovezzano e Brozzi, periferie in cui il Comune proverà a utilizzare le stesse regole che applica nel centro storico. «Qui c’erano un centinaio di negozi, trovare un fondo libero era un’impresa, oggi non arrivano a venti — racconta Massimo Novelli che risiede a Peretola dal ‘90 — Il motivo? La politica e il Comune ci hanno completamente abbandonato. Dovrebbero premiare chi decide di aprire un’attività commerciale in queste lande desolate e invece ti ammazzano di tasse». E come in ogni paese le botteghe si trasformano anche in luoghi di incontro, discussione, litigi e feste: «A volte mi tocca fare da psicologo — dice il calenzanese Francesco Tosoli che, un anno fa, ha deciso di aprire un negozio di frutta e verdura — Qui non si sta male, c’è tutto quello di cui si può avere bisogno. Peccato però che la popolazione sia molto anziana e anche molto povera. Molti fanno la spesa e poi passano a pagare a fine mese».
Lungo la via principale, che spacca in due Peretola, c’è la lavanderia che fa servizio a domicilio, il vinaino, due ortolani, una ferramenta, il panificio, una parrucchiera, tre negozi di abbigliamento, un ottico, una tabaccheria, il macellaio, la gastronomia e due bar. Tanti i ragazzi che hanno deciso di darsi al commercio e che negli ultimi tre anni hanno rivitalizzato il borgo di Peretola facendo grandi sacrifici (soprattutto economici). Qui non esistono ristoranti cinesi, né kebabbari, ma il timore che possano prendere il sopravvento sui negozi di vicinato c’è tutto. «Vorremmo che Palazzo Vecchio ci tutelasse — afferma Mirko, titolare del bar Borgo Antico, dove tutti si ritrovano ogni qualvolta c’è da guardare la Fiorentina o, come in questi giorni, l’Italia — Perché fino a ora si sono fatti solo grandi discorsi e nulla più. Per il Comune sembra esista solo il centro storico». Altra nota dolente sono i furti: i residenti si sono attrezzati con gli allarmi e le inferriate alle finestre, i commercianti invece hanno dovuto montare i vetri antisfondamento. «Sono stata derubata per quattro volte — racconta la parrucchiera — e sto pensando seriamente di andare via. Resisto solo perché a Peretola sono affezionata e perché me lo chiedono le mie clienti. Ma il Comune deve darci una mano altrimenti questo borgo muore».