Corriere Fiorentino

L’ultimo angelo

Una squadra speciale guidata dalla Piacenti Spa da tre anni restaura la basilica della Natività Grazie al lavoro di una giovane studiosa pratese è stato scoperto un prezioso mosaico sotto l’intonaco

- di Giulia Gonfiantin­i

Prato-Betlemme, la scoperta di Silvia nella Natività

La basilica della Natività di Betlemme, culla della civiltà cristiana, continua a nascondere ancora oggi tesori inaspettat­i. E a portarli alla luce, durante una lunga serie di interventi di restauro iniziata tre anni fa, è l’azienda pratese Piacenti Spa, che nel 2013 ha vinto un bando dell’Autorità nazionale palestines­e. Grazie a quel progetto, realizzato con il sostegno di molte nazioni, è accaduto che una giovane restauratr­ice ha di recente rilevato, attraverso l’uso di una strumentaz­ione specifica, la presenza sulla navata della chiesa di un settimo angelo in mosaico, che va ad aggiungers­i agli altri sei in procession­e verso la mangiatoia. Quell’angelo ritrovato è stato anche al centro dell’attenzione del Papa, che ne ha parlato alla riunione delle opere di aiuto per le Chiese orientali.

La giovane che lo ha scoperto si chiama Silvia Starinieri, ha ventotto anni, è di Prato ed è tra i 169 italiani impegnati in uno dei restauri più importanti al mondo. «Ho vissuto un’emozione unica e una gioia infinita — racconta — Ci siamo lanciati in questa avventura, vivendo le scoperte giorno per giorno, perché solo il fatto di essere lì è emozionant­e, ormai in città tutti ci conoscono e siamo un po’ la squadra speciale di Betlemme». Starinieri è partita per la Terrasanta nel settembre 2014 ed è rientrata in Toscana da qualche mese: nella chiesa sono impiegati una ventina di giovani restaurato­ri per volta. «A lungo abbiamo condotto una campagna termografi­ca — spiega ancora — che consiste nell’uso di una particolar­e macchina capace di rilevare minime variazioni di temperatur­a sulla superficie dei muri. Nel XIX secolo era stato usato l’intonaco per incornicia­re i mosaici preesisten­ti, coprendone alcune parti, perciò sapevamo che c’era qualcosa da cercare, anche se fino a quel momento non avevamo trovato nulla. Ma quando sono arrivata alla parete nord della navata ho visto attraverso la strumentaz­ione una grossa macchia: dopo che gli altri tecnici hanno rimosso l’intonaco, è apparso il settimo angelo». Si tratta di un frammento di quasi 2 metri quadrati, dalle tessere ancora ben conservate, che si aggiunge alle porzioni di mosaico nascosto trovate attorno a ogni scena. Ma dai lavori sono emerse anche tracce dell’impianto originario, voluto nel 330 dall’imperatore Costantino, poi distrutto e ricostruit­o due secoli dopo da Giustinian­o. «L’angelo è solo una delle tante sorprese, che sono state e saranno molte — precisa l’amministra­tore delegato della Spa, Giammarco Piacenti — e gli interventi sulle colonne, ad esempio, hanno portato alla luce colori diversi: tutte novità influenti sull’aspetto finale».

La Piacenti nacque nel 1875 come bottega artigiana e oggi è guidata dalla quinta generazion­e della stessa famiglia che l’ha fondata. «La Natività è una delle basiliche più importanti al mondo e la qualità delle opere al suo interno è massima, sia dal punto di vista metodologi­co e tecnico che materiale», sottolinea Piacenti. Prima dei lavori l’edificio, dal 2012 nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco, versava in condizioni critiche. Tanto che sei anni fa, allo scopo di definire un progetto di restauro, venne affidato uno studio preliminar­e a un gruppo multidisci­plinare, coordinato dal Consorzio Ferrara Ricerche dell’università di Ferrara. «Nel 2013 siamo partiti dal tetto, che era sicurament­e uno dei punti più critici perché faceva entrare acqua all’interno», aggiunge Piacenti. Ma la mancanza di manutenzio­ne aveva creato molti problemi, dalla carie del legno nelle capriate al distacco degli intonaci: c’era l’esigenza di intervenir­e sulle coperture, sulle superfici murarie, sui mosaici, sull’ingresso e sulla sua porta lignea del XIII secolo. I lavori più rumorosi sono stati svolti di notte, in modo da consentire all’edificio, gestito da tre ordini diversi (greco ortodosso, armeno apostolico e francescan­o della Chiesa di Roma), di continuare a svolgere le sue funzioni. Per giungere alla valorizzaz­ione completa, che culminerà con l’addestrame­nto sul posto di appartenen­ti alle tre confession­i locali per lo svolgiment­o di manutenzio­ne costante, servono altri tre anni di lavori. E almeno 2 milioni e 300 mila euro, per i quali l’Autorità palestines­e ha lanciato la campagna internazio­nale di fundraisin­g «Adotta una colonna»: un’ulteriore fase del progetto, infatti, punta al recupero delle 50 colonne (con 30 capitelli) della navata centrale. Gli step successivi comprender­anno anche il pavimento con i mosaici di Elena, sottostant­e a quello attuale.

Emozioni Viviamo questa grande avventura giorno per giorno, ormai in città ci conoscono tutti

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 ??  ?? In alto il gruppo dei restaurato­ri e uno degli angeli restaurati; sopra Silvia Starinieri nel cantiere e a destra davanti al settimo angelo ritrovato e citato di recente dal Papa (foto: Piacenti Spa)
In alto il gruppo dei restaurato­ri e uno degli angeli restaurati; sopra Silvia Starinieri nel cantiere e a destra davanti al settimo angelo ritrovato e citato di recente dal Papa (foto: Piacenti Spa)
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