Tutti gli appelli agli imprenditori (spesso caduti nel vuoto)
«Appello del Comune ai privati». Che fosse un negozio storico da salvare o un edificio da strappare al degrado, sono tante le cronache degli ultimi anni che ripetono il refrain. Appelli agli imprenditori, mediazioni, «tavoli» convocati e cordate (più o meno solide). Tutto finito, spesso, in un nulla di fatto. Basta passare in via San Gallo per ricordare una chiusura annunciata e arrivata nel volgere di pochi anni: c’è l’insegna verde e oro della storica libreria Le Monnier. Una storia iniziata nell’800: nel ‘99 il primo scossone, poi l’arrivo di Mondadori. Tutto cambia, subito, ma è nel 2007 che viene scritta la parola fine. E questo, nonostante gli appelli ai privati. Tra i tanti, quello dell’allora presidente della Commissione cultura del Comune, Dario Nardella «agli imprenditori fiorentini dell’editoria». Restò lettera morta, ma in buona compagnia. Dalla storia infinita del vecchio teatro Comunale (un’asta deserta dopo l’altra fino all’intervento della Cassa depositi e prestiti che comprò per monetizzare, e bene, nel giro di pochi mesi). Al Maggio musicale non si contano le chiamate agli imprenditori. Quando arrivarono anche da Roma, con la fondazione commissariata, l’editore Mario Curia rispose a chiare lettere: noi facciamo già tanto, il ministero piuttosto pensi agli sgravi per chi sostiene la cultura. Sant’Orsola è un altro «ottimo» memento: Comune, Provincia, Città Metropolitana. Ancora il privato «giusto» deve arrivare. Di privati se ne erano visti diversi anche a Castello: il vetrocemento Seves andava salvato dopo l’abbandono di Firenze da parte della multinazionale Usa. Cortei, incontri, cordate. L’ultima avrebbe dovuto aprire una nuova fabbrica riassumendo i dipendenti, che aspettano. Intanto i vecchi macchinari son partiti verso Est. Senza attendere l’appello.