Spalletta sempre così (per non dimenticare)
Tutti d’accordo: la spalletta sul lungarno Torrigiani resterà com’è. Via ai lavori di consolidamento
Resterà là, così come è. E lo «spanciamento» del muro sul lungarno diventerà una sorta di terrazza. Forse la tentazione è stata quella di «Exegi monumentum aere perennius», di erigere un monumento che si spera sia più duraturo del lungarno ceduto. Il muro sull’Arno che si è spostato a causa della frana nel lungarno Torrigiani resterà come lo si vede oggi, o quasi. Dietro, ci sarà un sistema di pali che metterà in sicurezza tutta l’area. Ma quella «V» che aggetta di circa 3 metri sull’Arno non verrà tolta.
Questo è stato deciso ieri dal comitato tecnico operativo di intervento istituito dal sindaco Dario Nardella. Un gruppo che coinvolge tutti i soggetti interessati, dal Comune al genio civile alla Regione passando da Publiacqua fino alla soprintendenza e all’Autorità di Bacino del fiume Arno. E proprio dall’ente preposto a verificare la sicurezza del fiume è arrivato il «placet» alla soluzione di non buttare giù il muro e quindi ricostruirlo. È stato deciso che resterà come è: o meglio, quasi. Ci sarà chiaramente un intervento per «alleggerire» lo spigolo, la muratura in mattoni verrà ricesellata. Ma la forma che vediamo oggi resterà: creando di fatto una sorta di «terrazza», uno slargo lungo una decina di metri e largo fino a tre metri. «Non sussistono incrementi apprezzabili della pericolosità idraulica anche mantenendo il muro nella posizione attuale» ha affermato l’Autorità di Bacino.
La soprintendenza, l’altra autorità da cui passava il sì o il no all’abbattimento del muro, ha chiesto inoltro di intervenire anche su altri elementi. «L’ipotesi del mantenimento del muro nella posizione attuale risulta essere la migliore — si legge nella nota a proposito del parere della soprintendenza — eventualmente rialzando il muro al massimo di 38 centimetri, misura che risulta essere la massima quota di abbassamento del muro stesso». In pratica, inclinandosi si è anche abbassato il «bordo» del muro, che per restare alla stessa quota verrà rialzato. Non solo: sempre l’ufficio del ministero dei beni culturali ha chiesto «una soluzione di dettaglio che possa eventualmente verificare la realizzazione del bauletto (ovvero la copertura del parapetto del muro) in pietra come originariamente previsto». E il rivestimento? Resterà in mattoni di cotto. Insomma, terrazza (o slargo) a parte, forse tra qualche anno chi vedrà il lungarno si domanderà solo la bizzarria di quella cuspide, di quello spigolo sul muro. E in quella piazzola, chissà, magari arriveranno anche delle panchine.
Il gruppo di lavoro non è però interessato al momento al design urbano, ma a correre: perché tutto deve essere finito, ha chiesto Nardella, entro novembre. Non tanto per le celebrazioni del sessantesimo dell’alluvione di Firenze, ma per evitare che l’arrivo dell’autunno complichi i lavori (e crei altri problemi e rischi). E deciso come procedere sul muro, «Publiacqua può ultimare — fanno sapere da Palazzo Vecchio – la progettazione strutturale inserendo, oltre alla soluzione dei micropali relativi alla “rigid inclusion” e dei micropali lato Canale del Poggi, anche la soluzione strutturale finale che, probabilmente, prevederà la realizzazione di ulteriore pali nel terreno compreso tra il Canale del Poggi e l’attuale muro». Perché il «vecchio» muro sarà sì stabile, ed a prova di «piena». Ma a reggere la potenza del flusso delle acque dell’Arno saranno i pali dietro al muro stesso.