Falchi risponde a Nardella «Niente fortini a Sesto, ma va ridiscusso tutto»
Falchi a Nardella: no a inceneritore e aeroporto, vogliamo il parco della Piana
«Io non scavo fossati e non costruisco fortini. Sì al dialogo con gli altri Comuni, ma no all’inceneritore e all’aeroporto». Intervista al neo-sindaco di Sesto Lorenzo Falchi, che risponde a Nardella: «Lo sviluppo della Piana va ripensato».
«Non scavo fossati e non sono chiuso in un fortino». Lorenzo Falchi, neo sindaco di Sesto, è nella sede del Corriere Fiorentino per la prima intervista dopo l’insediamento in Comune. Nella sala delle riunioni ci sono le foto dei grandi giornalisti fiorentini: lui non ha dubbi e si siede sotto l’immagine di Tiziano Terzani. Falchi si dice pronto a collaborare con Firenze e gli altri Comuni, ma su aeroporto e termovalorizzatore non è disposto a retrocedere neanche di un passo: «Non c’è nulla di male nel rivedere le scelte sbagliate degli anni passati», dice. E promette massimo impegno per la Ginori: «Farò di tutto per evitare speculazioni».
Il sindaco di Firenze Dario Nardella, dopo la sua elezione, ha detto: pronto a sedermi attorno a un tavolo con Falchi, ma sulle infrastrutture non si può tornare indietro, anche nell’interesse della Piana. Lei che risponde?
«Al contrario di quello che dice qualcuno, a Sesto non c’è alcun fortino e noi non ci siamo barricati all’interno del Palazzo. Siamo pronti al dialogo ma diciamo chiaramente che non siamo d’accordo sul tipo di sviluppo scelto non solo per la Piana, ma anche per tutta l’area metropolitana». Ma qual è la sua idea sullo sviluppo dell’area?
«La Piana ha contribuito enormemente allo sviluppo economico di tutta la Toscana, che però non può essere disgiunto dalla salvaguardia dell’ambiente. Il livello di guardia è stato superato. E poi pensiamo al Polo scientifico, che dà valore aggiunto a tutto l’hinterland e sarà messo a rischio dall’aeroporto. E non lo dice il sindaco di Sesto ma il rettore dell’Università di Firenze».
Ma la presenza del Polo dimostra che non si è pensato alla Piana solo come a una discarica.
«Il Polo scientifico deve rimanere lì dov’è e bisogna riproporre il progetto di cui si parla da anni: il Parco della Piana, che serve da compensazione per le infrastrutture che sono state costruite in quell’area nel corso degli anni». Sta dicendo che volete il parco e non volete il resto? «Certo. Non vogliamo inceneritore e aeroporto».
Per le due opere ci sono già una serie di autorizzazioni. Lei dirà no a tutti i costi? «Utilizzerò tutti gli strumenti amministrativi e politici per impedirne la costruzione. E l’ho già dimostrato facendo costituire in giudizio il Comune a fianco delle associazioni ambientaliste. Insieme a questo spenderò tutto me stesso per rilanciare un dibattito molto più ampio, culturale e politico, sulla necessità di ripensare ad alcune scelte».
Ma è un dibattito che si trascina da più di trent’anni: non le pare tardivo un ripensamento?
«Non credo. E poi negli ultimi anni sono cambiate alcune carte in tavola e sono maturati approcci culturali diversi allo sviluppo».
L’ampliamento di Peretola porterà tra 2mila e 5mila nuovi posti di lavoro, secondo l’Irpet. Non è di sinistra difendere il lavoro?
«Io non credo che questa infrastruttura porti tutti i benefici che vengono sbandierati. Durante la campagna elettorale ho parlato con i vertici di grandi aziende come Eli Lilly, Ferragamo, Richard Ginori e altri, e quando ho chiesto loro quali fossero i motivi di competitività, mi hanno indicato altri fattori».
Le hanno detto che non sono interessati all’aeroporto?
«Non metto in bocca ad altri cose che non hanno detto. Secondo loro, i fattori importanti sono una comunità coesa, dove c’è forza lavoro scolarizzata e con competenze, e servizi di qualità. Per carità, questo non significa che per loro l’aeroporto non sia importante... Ma se noi poniamo l’attenzione solo sulle infrastrutture, rischiamo di dimenticare ad esempio la manifattura. Non possiamo pensare di vivere solo di turismo: è una grande fonte di ricchezza, ma non basta».
Sul termovalorizzatore il Comune di Sesto ha dato il via libera anni fa. Lei si è trovato in campagna elettorale a dire no senza però parlare di chi ha fatto quella scelta, forse perché era — come l’ex sindaco Gianassi — tra i suoi sostenitori. Nessun imbarazzo?
«Nessuno. Ciò che vorrei per il mio territorio l’ho scritto nel mio programma: chi mi ha sostenuto lo ha condiviso».
E quando vede migliaia di auto intorno ai tanti centri commerciali della Piana, cosa pensa?
«Penso che nel passato le istituzioni avrebbero dovuto investire su una mobilità diversa e trasformare la ferrovia Firenze-Prato-Pistoia in una metropolitana di superficie».
Le mamme no inceneritore le terranno il fiato sul collo. Si sente un po’ prigioniero del no assoluto all’opera?
«Con i movimenti c’è un rapporto di stima e rispetto reciproco, ma ognuno svolge il proprio ruolo. Loro faranno le loro attività, io porterò avanti le battaglie su cui mi sono impegnato». Cosa pensa di Renzi?
«Sta pagando i risultati di politiche tutte improntante all’immagine, che hanno inseguito la destra e l’austerità». E degli 80 euro?
«Era giusto dare un sostegno al reddito, ma Renzi lo ha fatto togliendo risorse alle casse dei Comuni». E di Rossi?
«Uomo dalle grandi contraddizioni: sul piano nazionale e europeo ha posizioni di sinistra, ma nelle politiche regionali va nella direzione opposta, come nel caso dell’aeroporto». Grillo?
«Un grande populista che ha catalizzato e cavalcato la rabbia della parte del Paese che soffre. Quelle persone a cui dovrebbe parlare la sinistra, una sinistra innovativa...».
Ma lei avrà come consigliere Tomaso Montanari, che avrà lo stesso ruolo a Roma con Virginia Raggi e parla di terreno comune con Grillo. Non è una contraddizione?
«No, perché con i Cinque Stelle ci sono alcuni temi in comune, come il reddito minimo garantito».
Con Montanari vuole aprire un laboratorio della sinistra a Sesto?
«Tomaso può rappresentare una grande novità e forse portare la nostra piccola esperienza in un dibattito più grande sulla sinistra del futuro».