«Nuova pista o ce ne andiamo»
Peretola scelta dalle multinazionali per il vertice con le piccole imprese Monsani: senza infrastrutture? All’estero. Appelli da Livorno e Chianti
«Le aziende se ne vanno, se non ci sono infrastrutture», e a volte la discussione sugli interventi necessari «mi pare da terzo mondo». Il veleno è nella coda. Fabrizio Monsani, responsabile multinazionali di Confindustria, conclude così la conferenza stampa su tutt’altro (un incontro tra piccole e medie imprese e le «big» presenti in Toscana). Ma la scelta del luogo dove si è tenuto l’incontro, l’aeroporto di Peretola, era già un indizio che gli industriali volessero anche lanciare un segno. E l’attacco non è una «voce dal sen fuggita».
Nel corso dell’incontro riservato e non aperto alla stampa, più voci si erano sollevate contro i ritardi e contro chi vuole rimettere in discussione il progetto di sviluppo dello scalo con la nuova pista parallela. Ma anche contro il possibile impasse sull’inceneritore. E non è un caso che gli interventi più caustici siano arrivati proprio da Marco Carrai, presidente di Toscana Aeroporto, e da Giorgio Moretti, presidente di Quadrifoglio (la partecipata che con Hera deve costruire proprio il nuovo impianto di termovalorizzazione). Carrai si è scagliato contro le «pastoie della burocrazia», irritato per l’attenzioni rivolta alle «salamandre dei laghetti», afferma che si perderà altro tempo per il «ripopolamento dei pipistrelli». Moretti invece ce l’ha proprio contro il no che arriva da Sesto, dopo il clamoroso successo di Lorenzo Falchi di Sinistra Italiana: «Non è possibile che dopo 27 processi autorizzativi e sedici anni in cui la politica ha deciso, 60 mila persone decidano di rivedere un progetto condiviso ed utile ad oltre un milione di persone». Ma non è solo un problema territoriale. Lo dice anche il vicepresidente delegato di Confindustria Livorno, Stefano Santalena, che mutua il ragionamento sul porto della sua città con lo scalo di Peretola: «Così come il nostro porto non è il porto di Livorno ma della Toscana, o almeno uno dei porti, così l’aeroporto non è di Firenze, ma della Toscana, ancora di più dopo l’integrazione con quello di Pisa». E pure dal Chianti si leva la voce di Claudio Tongiani, presidente della locale sezione di Confindustria: «La scelta del luogo del nostro incontro è simbolica, importantissima. Lo sviluppo di Peretola è fondamentale per la nostra area, per le Pmi e per il turismo: si ricordi che il turismo è una sottocategoria dei trasporti. E poi, non è una bella cosa l’attuale inquinamento acustico ed ambientale in zone così abitate. Inoltre, l’aspetto dell’investimento è fondamentale: non è possibile continuare ad avere clienti, come è successo a me per Pitti, che arrivano dall’estero e, o sono costretto a prenderli a Bologna, o ci mettono 12 ore da Parigi perché spostano i voli: facevano prima a venire in auto». Ma per Tongiani è anche l’ora «di mettere mano all’Autopalio».
Tutte frasi che vengono sintetizzate da Monsani in una sorta di appello: «Se nel territorio non vengono fatte le infrastrutture, si perdono investimenti, occasioni e posti di lavoro. Solo pochi mesi fa, un’azienda importante ha delocalizzato in Toscana dal sud Italia proprio per mancanza di infrastrutture — ricorda Monsani — se però le aziende multinazionali delocalizzano da qui, vanno all’estero». Resta un nodo: la procedura dell’aeroporto è ferma perché ancora non è arrivata la Via, la valutazione di impatto ambientale, al vaglio del ministero. Si attendono le ultime prescrizioni per la deviazione del Fosso Reale. Un tema complesso, come le infrastrutture.
Moretti Assurdo che 60 mila abitanti decidano il destino di un milione di persone