Corriere Fiorentino

GRANDI OPERE, DIBATTITO PUBBLICO CONTRO I

- Vincenzo Di Nardo*

Caro direttore, mai come negli ultimi anni si è dibattuto sulla necessità di investimen­ti pubblici per sostenere la crescita economica, non solo per l’effetto moltiplica­tivo della fase di investimen­to, ma per la partecipaz­ione di tali opere al processo di sviluppo dell’economia. Il contributo delle infrastrut­ture alle potenziali­tà di crescita del Paese prosegue nel tempo per l’effetto che il migliorame­nto della dotazione di capitale fisico produce sulla competitiv­ità del sistema. Spesso, però, la necessità e la volontà di investire nelle opere pubbliche si è scontrata con una generale inefficaci­a ed inefficien­za, dalla fase di pianificaz­ione fino a quella di gestione dell’opera. Un’incapacità diffusa che riguarda tutti i soggetti coinvolti, e a cui si aggiunge una vera e propria patologia: la contrariet­à dei territori a qualsiasi nuova infrastrut­tura. Si prenda il caso della tramvia di Firenze. La decisione di realizzare l’opera è stata assunta dopo un referendum promosso da Adalberto Scarlino, assessore in tempi ormai lontani. Nonostante ciò, le cronache fiorentine sono state per molto tempo occupate dalle notizie di comitati e associazio­ni che ostacolava­no la realizzazi­one dell’opera. Per giorni abbiamo assistito a cittadini letteralme­nte appollaiat­i sugli alberi che, con la scusa dell’ambientali­smo, impedivano il loro abbattimen­to, impedendo, paradossal­mente, la realizzazi­one di un’infrastrut­tura elettrica, sostenibil­e e a basso impatto ambientale. Ora che la linea 1 è stata realizzata e che vi è un 30% in più di passeggeri rispetto alle ottimistic­he previsioni preliminar­i di Ataf, nessuno osa più contestarl­a. Al momento ci sono in ballo due opere molto importanti per il territorio fiorentino che hanno alimentato la campagna elettorale di Sesto Fiorentino: l’Aeroporto e il Termovalor­izzatore di Case Passerini. Non si può negare che chi si oppone a questi interventi, in molti casi lo faccia per fini opportunis­tici: creare dissenso intorno a queste opere non fa che aumentare il consenso intorno a sé. Pensiamo all’Aeroporto. Dopo decenni di dibattiti e confronti, e liti e dissidi campanilis­tici, siamo arrivati alla soluzione che doterà Firenze di un’infrastrut­tura indispensa­bile. Ma ecco apparire, proprio in fase di avvio della realizzazi­one, l’opposizion­e dei Comitati per il No. Le cose non possono continuare così. È necessario abbandonar­e la logica del non fare o peggio del disfare, e partire da un assunto, talmente banale da diventare rivoluzion­ario: bisogna realizzare ciò di cui il Paese ha bisogno. È evidente che la scelta degli interventi infrastrut­turali necessita di una preliminar­e e attenta analisi costi-benefici, che sappia individuar­e le reali priorità. In questo processo l’Ance ha sempre evocato l’uso del «dibattito pubblico», su modello francese, che coinvolges­se la popolazion­e con attività informativ­e sul progetto e i suoi effetti. Nel caso dell’aeroporto non si può dire che il dibattito non ci sia stato! Certo la realizzazi­one delle infrastrut­ture non si esaurisce alla fase di programmaz­ione e progettazi­one. È la fase di cantiere quella più critica che incontra ulteriori ostilità da parte del territorio. Il Nuovo Codice dei Contratti interviene sul tema del dibattito pubblico, in particolar­e l’articolo 22 prevede, per una maggiore trasparenz­a, che gli enti aggiudicat­ori debbano pubblicare i progetti dei grandi interventi infrastrut­turali e di architettu­ra di rilevanza sociale, che hanno impatto su ambiente, città o territorio, nonché degli esiti della consultazi­one pubblica e degli incontri con i portatori di interesse. Entro un anno un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, fisserà i criteri per individuar­e le grandi opere, per le quali è obbligator­io il ricorso alla procedura di dibattito pubblico, e definirà le modalità di svolgiment­o e il termine di conclusion­e della procedura.

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