Corriere Fiorentino

Pesce, Elba e solo Elba Con miracolo nel piatto

IL RISTORANTE PEPENERO

- Helmut Failoni

Ho trascorso recentemen­te una settimana all’Elba. Per mare e (soprattutt­o) per ristoranti. Ne ho visitati una decina. Pochissimi, certo, per dare un giudizio globale sulla ristorazio­ne dell’isola, ma sufficient­i per farsene un’idea. Almeno a grandi linee. La sensazione finale che ho tratto dalle mie dieci visite, per l’ennesima volta, è che, a parte qualche eccezione, la grande cucina sembra non abitare in quest’isola bellissima, che ha dato i natali al mitico pluricampi­one di pesca in apnea Renzo Mazzarri. Grande cucina per me non significa ristoranti stellati (per quanto ci si possa fidare delle stelle…), con tutto ciò che il concetto di stella si porta dietro. Per me, come peraltro (credo) per la maggioranz­a di chi ama il cibo, la grande cucina equivale a una cucina di materia prima, di passione, di territorio, di stagione. E se poi uno è così bravo a uscire dai binari e proporre piatti che ci portano anche altrove, ben venga.

Fra i miei giri nei locali elbani sono capitato da Stella Marina (vedi recensione della settimana scorsa), poi da Giacomino al Viticcio e, almeno lì, mai più ci capiterò, all’Osteria del Gallo Nero a Capoliveri (cucina e servizio sbrigativi: il solito crudo scontato e la pasta che quando la tiri su con la forchetta si porta dietro tutto il condimento incollato), da Gusta Vino, enoteca con piccola cucina a Portoferra­io (qui, da Niccolò e Simona, siamo diventati clienti fissi per qualche giorno: un luogo verace e di contagiosa simpatia, con un’Insalata di tonnina con pomodori e cipolla e una Minestra di polpo e verdure da applauso: il tutto al ritmo dei Rolling Stones), da Tontre. nina, sempre a Portoferra­io (un locale in franchisin­g con poche proposte marinare, ma di qualità, con solo vini Triple A e una bella carta di Gin & Tonic), nell’agriturism­o di Montefabbr­ello (lo racconto nella recensione vino della settimana scorsa). Avremmo voluto pranzare anche da Bitta 20 (citato con entusiasmo dalla Guida del Gambero Rosso 2016), ma, nonostante la località turistica e nonostante l’estate, alle 14.15 di sabato ci hanno rimandato al mittente con un bel «cucina chiusa». Poi la riconferma di Tamata (di cui vi parleremo) e la scoperta in via dell’Amore, al civico 48, del ristorante osteria Pepenero. Un locale che riunisce in sé i parametri di materia prima, passione, territorio, stagionali­tà. Anzi qui vanno anche un pochino ol- Solo pesce locale, acquistato da barche piccole. Solo materia prima elbana nel suo momento migliore. Della serie c’è quel c’è. Evviva. Finalmente. Il locale si presenta con due sale, più il dehor esterno estivo. Due i soci, Antonio Mori, oste storico emiliano che ha lavorato per una vita nel mantovano, con un bel palato affilato e senza sconti (bella cantina) e il giovane chef Marco Olmetti, tatuaggi, barba alla moda e sorriso autentico, che fa miracoli assembland­o in maniera espressa 2/3 materie prime nel piatto. Leggerezza, originalit­à (nel senso che non scimmiotta le mode), una strizzatin­a alla cucina d’Oltralpe sulle zuppe di mare, e sapori netti, lineari, una cucina senza trucchi. Palamita e Campari Orange, Palamita marinata nella Guinness con panna acida e crumble di olive, Minestra di Cappone, bietola e citrosella, Ventresca Ala Lunga, burro e melanzana affumicata. Una gioia. Menu degustazio­ne a 45 euro.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy