IL GIRO DI BOA DI NARDELLA
Meglio cavalcare l’onda che restare lì fermi a prendersela addosso: una buona filosofia di vita, anche nella vita politica. E sicuramente è stata questa la scelta fatta dal sindaco di Firenze quando a luglio è partito lancia in resta contro il progetto, già pencolante, del tunnel dell’alta velocità da scavare sotto la città e della grande stazione, anch’essa sotterranea, che avrebbe dovuto firmare Norman Foster.
Nardella aveva capito da mesi che Ferrovie non aveva più né voglia né risorse sufficienti per realizzare la duplice opera. Lo sviluppo della tecnologia ha dato una mano al cambiamento di prospettiva perché ora consente di sfruttare più intensamente una stessa rete ferroviaria, rispondendo sia alle richieste di collegamenti iperbolici sia alle necessità dei pendolari; e allora perché insistere a portare a termine un progetto costosissimo, ma anche pieno di incognite per l’invasività dei cantieri in alcuni quartieri della città? Intorno a questa domanda si è cominciato a giocare una partita vera che vede allo stesso tavolo Ferrovie, Governo, Regione e Comune.
Nel vertice che si è tenuto nei giorni scorsi a Roma è stato chiesto alla società guidata da Renato Mazzoncini (ex presidente di Ataf dopo la privatizzazione renziana) di preparare nuovi progetti per il nodo fiorentino che, salvando la centralità di Santa Maria Novella (e dunque sacrificando la Foster), prevedano comunque dei sotto-attraversamenti ridotti come dimensione che consentano un potenziamento vero e autonomo del traffico ferroviario locale. Il prossimo appuntamento è previsto a fine estate, ma tutto fa pensare che questa sia una fase di schermaglie che potrebbero alla fine concludersi con l’azzeramento del piano originario. È una ipotesi rafforzata dalla lunghezza della procedure che accompagnerebbero l’avvio di un nuovo progetto, qualunque esso sia. Un epilogo così drastico si presterebbe a più obiezioni: 1) alimenterebbe gravi dubbi sul recupero di efficienza del servizio ferroviario regionale; 2) rilancerebbe l’accusa secondo cui nel nostro Paese non si riescono a progettare lavori pubblici conducendoli poi in porto rapidamente e senza ripensamenti; 3) porrebbe il problema di convertire ad altri scopi i lavori già avviati a Firenze in via Circondaria e al Campo di Marte evitando che i sacrifici fatti finora, anche in termini di disagi per la popolazione, non vadano archiviati alla voce «opere inutili». Mica semplice risolvere il rebus. Soprattutto per Nardella che, come primo cittadino, sarà proprio colui che più di ogni altro dovrà rispondere ai fiorentini delle decisioni che saranno prese.