«I francesi? Spaghettì, col cucchiaio» Il giro del mondo visto dai ristoratori
Li riconoscono senza che aprano bocca. Ai ristoratori fiorentini basta un’occhiata per sapere da dove arrivano i propri ospiti. Questo è l’anno dei francesi, ce ne sono tantissimi. «Vanno pazzi per la pasta ma tanti — racconta una ristoratrice — non sanno arrotolare gli spaghetti. Così i cucchiai fanno spesso parte della dotazione ufficiale della tavola. Abbiamo provato ad insegnare loro come si fa ma inutilmente. Non solo, spesso capita che non parlino altre lingue oltre al francese e quindi bisogna attrezzarsi per rispondere in francese».
Quando capita con i coreani, molto più spesso, è ancora più complicato: «Con loro prendere le ordinazioni è sempre una sfida» raccontano in centro. Boom anche di indiani: «Mai visti così tanti, anche se spendono poco» dice Giulia, una delle titolari di un locale in piazza Duomo. «I cinesi invece sono “onnipresenti”. Anche se con alcuni distinguo: quelli di ora, per esempio, sono di un “certo livello”, in altri momenti arrivano gruppi low cost». Ma non è tutto, «gli asiatici in generale, vogliono farsi sempre foto dietro al bancone e sono affascinati dalle persone con la barba» racconta la titolare del Caffè Mario, in piazza Santa Croce. «I Tedeschi, invece, non si perdono e non chiedono indicazioni, non sporcano e non fanno rumore. Si notano solo per i sandali con il calzino bianco». Ma i turisti migliori, per i ristoratori rimangono gli americani: «Sorridenti, contagiosi, educati e s’impegnano a pronunciare i nomi dei piatti in italiano». «Cenano puntualmente alle 18» racconta una cameriera del Sasso di Dante vicino al Duomo, «una volta un ex militare in pensione, ha salvato un piccione ferito a un’ala e per farlo calmare gli ha messo le cuffie con i Pink Floyd». Ma i turisti Usa sono i preferiti anche per le «tips»: con loro se ne sono andate via anche le mance.
Qualche migliaio di chilometri più a sud i brasiliani: non sono abituati ai piatti singoli, quando che ordinano chiedono per quante persone si può dividere il piatto. «Uno mi ha chiesto per quanti era una coppa di vino» ridacchia il nipote del proprietario di Nello in borgo San Lorenzo.