Corriere Fiorentino

La signora degli specchi

A Lucca la leggenda di Lucida Mansi, bella e dannata che «sedusse» anche Tobino Ossessiona­ta dalla giovinezza, agli amanti riservava un terribile destino. Ma un incontro le cambiò la vita

- Mario Bernardi Guardi

Eccola irrompere dall’immaginari­o la bella e dannata nobildonna lucchese Lucida Mansi di cui, in città, parlano mura, palazzi, torri; e, nei dintorni, ville aperte su distese di verde e di sole.

Guardiamol­a: capelli come ali di corvo, attorcigli­ati in spire serpentine, occhi che bruciano e ti bruciano, labbra morbide, dischiuse, ammiccanti. A volerla così è la leggenda in una serie di varianti che giocano comunque sulla perversa fascinazio­ne della femmina, esperta in arti seduttive, irrefrenab­ile nella sua lussuria, tanto crudele da uccidere i propri amanti una volta consumate le notti d’amore e talmente vanitosa da vendere l’anima al diavolo per conservare intatta la smagliante giovinezza. Quel che invece è documentat­o dalla storia ha connotati più prosaici e ci parla di una Lucida Saminiati, nata nel 1606, andata in sposa giovanissi­ma ad un bel giovane, Vincenzo Diversi, ucciso in una lite di confine. Anni dopo, Lucida si sposò con un uomo più vecchio di lei, Giuseppe Mansi, nel 1649 morì di peste e ebbe sepoltura nella Chiesa dei Cappuccini in Lucca, nella cripta di famiglia.

Una piccola cronaca, sin troppo banale. E così si incominciò a lavorar di fantasia, attingendo al ricco repertorio delle «voci». Che finirono con l’aver la meglio su date e dati «obbiettivi», al punto che due lucchesi doc come Arrigo Benedetti (Il passo dei Longobardi, 1964) e Mario Tobino (La bella degli specchi, 1976) si innamoraro­no della leggenda. Dove ora facciamo ingresso.

Ebbene, si racconta, Lucida rivelò subito la sua anima perfida. Insomma, dietro la morte del primo marito non c’è una questione di interessi: c’è la sua manina. Ma perché se Vincenzo era un giovanotto prestante? Perché alla insaziabil­e Lucia non bastava: lei voleva colleziona­re amanti uno dietro l’altro. Così fece fuori il primo marito ed il secondo: quanto ai bei giovani di cui si invaghiva, al pari di tante altre sciupamasc­hi leggendari­e, dalla regina Giovanna di Napoli a Matelda del Castello di Poppi, li toglieva di mezzo, facendoli precipitar­e in botole sapienteme­nte occultate in camera da letto. I poveri ragazzi venivano all’improvviso inghiottit­i dal buio e finivano infilzati in aguzze lame predispost­e all’occorrenza. Così avveniva nel castello di Catureglio nei pressi di Borgo a Mozzano e a Villa Mansi, a Segromigno in Monte, il capolavoro manierista ai cui giardini lavorò Filippo Juvara, il più grande architetto itanato,

 ??  ?? Nicola Pucci, «Donna allo specchio»
Nicola Pucci, «Donna allo specchio»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy