Unioni gay, i primi sì in Sala Rossa
Due cerimonie in Palazzo Vecchio: «Orgogliosi di essere qui». E il sindaco fa la diretta Facebook
«Vi dichiaro ... uniti civilmente». Sarà la frase di rito per le coppie omosessuali che si uniranno civilmente a Palazzo Vecchio. Ieri, le prime due cerimonie, nel giorno della Liberazione: Mauro e Michele, Davide e Mauro si sono uniti nella Sala Rossa, la sede dove si celebrano anche i matrimoni, dal sindaco di Firenze Dario Nardella. Tra commozione, abbracci. E canzoni dei Beatles.
Gli occhi lucidi e i fazzoletti pronti ci sono già al momento dell’arrivo in piazza della Signoria, ben prima di salire su alla Sala Rossa, quella dei matrimoni di Palazzo Vecchio che ieri ha ospitato il «sì» della prima unione civile a Firenze. Michele e Mauro, uno stilista l’altro infermiere, abbracciano amici e parenti, ringraziano tutti, con il sorriso che non si riposa mai e quel briciolo di imbarazzo che ha chi parla della propria vita privata. Non c’è un filo di retorica quando ripetono: «Sì, è il giorno più bello della nostra vita».
«Siamo fieri e orgogliosi di essere qui oggi, non importa se c’è una differenza con un matrimonio», dice Mauro Mori. Si conoscono da 20 anni, non ci speravano di poter dire il loro «sì» in Italia, ma non l’avrebbero detto all’estero («è giusto che il nostro Paese ci dia questa possibilità»). Quando il Parlamento ha approvato la legge Cirinnà hanno chiamato subito gli uffici comunali: «Avevamo pensato a una festa per i nostri 20 anni, a settembre, non speravamo di poter celebrare questo momento prima», racconta Michele Lorenzini che rivela: il pranzo dopo la cerimonia sarà nel loro ristorante giapponese preferito, la festa grande resta a settembre. E il viaggio di nozze? Ci penseranno più in là. Si stringono intorno a loro gli amici, portano fiori, non smettono di scattare foto: «È una giornata meravigliosa». La collega di lavoro si dichiara «all’antica», ma poi aggiunge: «Penso sia giusto che una coppia di persone — insieme da tanto e che da anni costruiscono qualcosa — finalmente sia tutelata in qualche modo dalla legge. Poi sono cosi carini...».
Indossano entrambi completo scuro e «sneakers». Il sindaco Dario Nardella li accoglie con la fascia tricolore ringraziandoli di aver scelto il giorno della Liberazione di Firenze, «in cui ricordiamo il sacrificio di tante donne e uomini che hanno perso la vita per dare a tutti stessi diritti e doveri, per donarci l’uguaglianza come indica la nostra Costituzione e per regalarci la libertà, che è anche libertà di amare e di essere felici». I passaggi della cerimonia sono tutti da «sperimentare»: «Anche per me è la prima volta», dice il sindaco. Quando dice «vi dichiaro» si prende una pausa. Via, arriva la gaffe che scatenerebbe la polemica politica? No: «Vi dichiaro uniti civilmente». E giù lo scroscio di applausi e l’abbraccio liberatorio tra Mauro e Michele. Lo scambio di anelli, la lettura degli articoli di legge, le firme che inaugurano il registro delle unioni civili, Nardella conclude con l’augurio a restare «con il vostro amore e il vostro sorriso invincibili per tutta la vita», poi aggiunge quasi sussurrando: «Come si suol dire in questi casi, credo che possiate anche baciarvi». Anche il popolo di Facebook assiste in diretta dal profilo del sindaco che conquista più di mille «mi piace». Mauro e Michele si abbracciano, qualcuno consegna un mazzo di rose, scendono le scale sulle note di «All you need is love». Eccola, la prima unione civile di Firenze.
Subito dopo arriva in Sala Rossa la seconda unione civile: Mauro e Davide si conoscono da 16 anni, sono grati al sindaco per aver proposto la data della Liberazione: «Per noi è la liberazione dai vecchi pregiudizi della nostra società. È un momento che aspettavamo da tanto, abbiamo diritti e doveri riconosciuti per legge». Tra i loro parenti ed amici anche due donne musulmane con lo hijab. Nardella poi deve partire velocemente, per un grave lutto che ha colpito la sua famiglia.
La formula Vi dichiaro uniti civilmente Adesso, come si suol dire, potete anche baciarvi