Corriere Fiorentino

UN’ALTRA BEFFA, IL SOLITO BIVIO

- di Paolo Ermini plermini@rcs.it

Quello che è successo nella notte tra sabato e domenica sulle piazze fiorentine della movida è il paradigma della città che non vorremmo, l’esatto rovescio di quanto dovrebbe accadere per evitare il definitivo svuotament­o del centro storico. Il dossier di Claudio Bozza che pubblichia­mo oggi non lascia spazio agli equivoci: di qua e di là d’Arno tutte le piazze erano invase dalle auto, comprese sia quelle pedonalizz­ate del tutto (come Santo Spirito), sia quelle semi-pedonalizz­ate (come Pitti). Le multe di una sera, tante o poche che siano state, non fanno la differenza. Salvano l’anima dell’Amministra­zione, forse, ma non cambiano la percezione generale grazie alla quale il fenomeno si ripete sempre più frequentem­ente: quando fa buio tutto diventa possibile. Le regole saltano, e si chiudono due occhi per avvantaggi­are i locali. Ma ai residenti chi pensa? Le vetture lasciate nelle piazze appartengo­no ai frequentat­ori di pub, ristoranti e fast food; al mattino gli spazi pedonali sono già tutti meraviglio­samente sgombri, e la contravven­zione per chi sgarra è garantita.

Come non avvertire il sapore della beffa? Domenica scorsa scrivevamo che non c’è più tempo da perdere se si vuole davvero sottrarre Firenze al destino di Venezia. Non ci sono più margini per le sottovalut­azioni. Che vogliamo fare del nostro centro? Un bel museo per i turisti, di giorno, e un parco per ubriachi e urlatori, di notte? Se l’obiettivo è questo non c’è che da lasciare le cose come stanno. La mèta è vicina. E qualcuno continuerà a fare affari e a fregarsi le mani, alle spalle di tutta una città, stordita e inconsapev­ole. Altrimenti a Palazzo Vecchio non accampino scuse e alibi e si mettano al lavoro pancia a terra. Bisogna fermare la fuga dei fiorentini dal cuore di Firenze, tentare di mantenerci un corpo pulsante di attività non solo legate al turismo, richiamare forze fresche da fuori che qui possano tentare la loro impresa. Lavoro, case, investimen­ti. La sfida è complicata e il mondo delle rendite grandi e piccole contraster­à ogni cenno di svolta. Ma se in gioco c’è il futuro bisogna avere il coraggio di provarci. Gli occhi vanno aperti, non chiusi. Tutti e due. Anche se qualche amico ristorator­e storcerà il naso. E anche la bocca.

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