L’italiano? All’estero fa vendere di più
Stati generali della lingua, oggi c’è Mattarella. L’esempio di Panna: con Toscana sull’etichetta un boom
La lingua italiana, nonostante il tanto inglese pronunciato anche ieri da tanti oratori alla prima giornata degli Stati Generali della lingua italiana nel Mondo, è viva. I suoi studenti nel mondo crescono ed i consumatori sono pronti a pagare di più per un prodotto con nome italiano, e ancor di più se fatto a Firenze o in Toscana.
La due giorni in Palazzo Vecchio, che oggi sarà chiusa dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, vuole fare il punto su un percorso iniziato a ottobre 2014, sempre a Firenze, e sui nuovi strumenti per diffondere l’italiana, non la «lingua del sì, basta con i no pessimisti e rassegnati», come ha detto il viceministro egli affari esteri Mario Giro, costringendo Renzi alla «rettifica» per evitare polemiche legate al referendum: «Il riferimento di Giro al sì, si rifaceva al 33esimo canto dell’Inferno dantesco, in cui si parla degli italiani come delle “genti del bel paese là dove `l si´ suona”» — ha detto dal palco — credo sia la stessa terzina in cui dice “ahi Pisa, vituperio delle genti” e visto che devo essere a Pisa fra un paio d’ore siamo in un giro di gaffes imbarazzante...». Ma la gaffe era in agguato, così i social hanno sottolineato l’errore del premier che, nel citare Baudelaire ha scambiato l’Albatros con l’Airone, con la Lipu che ha annunciato di volergli donare una guida agli uccelli. «Abbiamo messo soldi nelle scuole per l’ italiano all’estero. Serve una gigantesca scommessa culturale sul made in Italy», ha concluso. Il sindaco Dario Nardella ha chiesto «un Erasmus delle arti per avvicinare alla cultura e alla lingua italiana sempre più giovani del mondo», mentre nella tavola rotonda su «l’italiano nelle strategie di comunicazione», Clement Vachon, direttore comunicazioni e relazioni internazionali del gruppo San Pellegrino ha spiegato: «La parola “Toscana” nell’etichetta è valsa all’Acqua Panna un +14% di vendite nel mondo. E i consumatori mondiali sono disponibili a pagare il 9% in più su un prodotto che riporti la dicitura Toscana».
In contemporanea al convegno, Fi ha polemizzato con Gianni Alemanno, presentando a Palazzo Vecchio una proposta di legge a tutela dell‘italiano, che nei prossimi giorni verrà consegnata alla Crusca e distribuita ai parlamentari: «Renzi non si può presentare qua come difensore della lingua italiana: è stato il primo a dare un nome inglese a una legge italiana, il Jobs act», ha sottolineato Alemanno assieme al primo firmatario dell’atto, il deputato di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano.