Caporalato nel Chianti, minacce al pentito «Ora ho paura»
«Il tuo tempo è finito, fai il bravo e vai via». Tariq Sikander, il pachistano accusato dalla Procura di Prato di essere il «caporale» nell’indagine sul reclutamento dei profughi sfruttati nelle vigne Chianti, ha denunciato di essere stato minacciato con queste parole da uomini che non aveva mai visto prima. Il fatto sarebbe accaduto venerdì, all’indomani degli articoli di stampa che lo indicavano come testimone chiave dell’indagine. Dopo essere stato arrestato nel maggio scorso, il 38enne pachistano ha infatti iniziato a collaborare con gli inquirenti. E ora racconta di aver subito minacce. «Erano le sei del pomeriggio, ero con mio fratello — racconta Sikander — quando ci ha avvicinato una Toyota nera con tre uomini a bordo. Pioveva molto forte ed eravamo accanto alla casa dove abito a Prato: la macchina si è avvicinata e poi uno di loro è sceso dal sedile posteriore e mi ha minacciato in questo modo». Dopo l’episodio Sikander ha chiamato il suo avvocato — Tiziano Veltri — ed un agente della Digos di Prato che segue il caso. Il giorno dopo, sabato mattina, è andato a fare denuncia in questura. Sikander è attualmente destinatario di un provvedimento di obbligo di dimora per le responsabilità che secondo l’accusa avrebbe avuto nello sfruttamento dei richiedenti asilo. Anche per questo il suo avvocato ha chiesto ed ottenuto dalla Procura il permesso di rendere pubblica la notizia della presunta minaccia. «Il mio assistito — spiega Veltri — viene minacciato perché la verità che lui racconta deve essere ancora cristallizzata nel corso dell’eventuale processo». Da parte sua l’ex caporale spiega: «Ho paura, dopo la minaccia mi sono messo a piangere». Nei giorni scorsi l’uomo aveva anche dichiarato che «il lavoro di reclutamento degli extracomunitari nel Chianti e non solo era andato avanti anche dopo gli avvisi di garanzia» inviati dalla Procura. Giovedì scorso, sono finiti agli arresti domiciliari tre imprenditori della famiglia Coli e due loro intermediari.