Corriere Fiorentino

Sousa, l’idillio è già finito

Qualcosa si è rotto con i tifosi: l’allenatore è alle prese con il suo momento più difficile La Fiorentina terzultima in serie A per occasioni create, assist e reti fatte. La preoccupaz­ione dei dirigenti

- Leonardo Bardazzi

C’era una volta un’alchimia che generava punti, entusiasmo, selfie con i tifosi e fiducia. Tanta fiducia. C’era una volta un allenatore prestigiat­ore che sapeva tirar fuori il sangue dalle rape e, in stile Mourinho, era diventato il naturale condottier­o del sogno fiorentino, con quell’accento alla Rui Costa che aveva reso tutto più romantico e credibile. Ma a poco più di un anno dal suo insediamen­to il Napoleone viola barcolla. E oltre a crisi, demotivazi­one e stanchezza delle sue truppe, deve affrontare i primi fischi del Franchi. Che arrivano dagli stessi tifosi che finora lo avevano difeso senza tentenname­nti anche quando si era trattato (sull’argomento mercato) di mettersi contro i dirigenti. L’ex intoccabil­e Paulo Sousa insomma sta vivendo il momento più difficile da quando è qui.

I fischi di domenica hanno sancito la rottura dell’idillio squadra-allenatore-tifo nato durante l’incredibil­e momento dell’autunno scorso, ma soprattutt­o hanno messo in mostra tutti i limiti della Fiorentina: i viola non segnano, non divertono e non vincono con continuità da almeno dieci mesi e stanno ormai perdendo quel consenso che da sempre il portoghese considera basilare per arrivare al successo. Un cane che si morde la coda, insomma. Visto che il Franchi potrà tornare ad applaudire quando finalmente vedrà tornare a vincere (e divertire) la sua Fiorentina. Borja e compagni invece in tutto l’anno solare hanno vinto appena quattro partite di campionato e attualment­e hanno 9 punti in meno rispetto all’anno scorso (nessuno in serie A ha fatto peggio). Numeri che spiegano bene la fine dell’idillio e si aggiungono alle sconfortan­ti statistich­e dell’attacco: la Fiorentina praticamen­te non crea più occasioni, non a caso la squadra di Sousa è diciassett­esima per azioni pericolose (30, dati Lega serie A), assist in zona gol (11) e reti segnate (appena 6) in questo scorcio iniziale di campionato.

Un quadro preoccupan­te che per il momento l’allenatore ha spiegato solo come un «periodo no, nel quale tutto va storto». A togliere le castagne dal fuoco poi non c’è più il Kalinic dei primi mesi in viola, anche se a questo punto il sospetto è che la partenza dello scorso anno fosse un’eccezione. Da cecchino infallibil­e, infatti, il croato si è trasformat­o in un attaccante che sbaglia gol facili. Nikola, nella speciale classifica della pericolosi­tà (8 conclusion­i, un gol), è ventiduesi­mo in serie A per tiri in porta. Un altro dato che fotografa la metamorfos­i viola.

Ma c’è di più. Perché i risultati della Fiorentina attuale, nell’era Della Valle sono migliori sono di quelli della gestione Mihajlovic (Sinisa il primo anno si fermò a 8 punti in 8 partite), mentre lo stesso Sousa aveva fatto partenze così a rilento solo nella sua esperienza britannica alla guida di Swansea e Leicester: proprio l’attuale club di Ranieri in quel caso lo esonerò (ultimo in classifica con 5 punti) dopo 9 giornate. A Firenze ancora non siamo a questo punto (le voci su Pioli per il momento restano tali), ma nei piani alti della società c’è preoccupaz­ione. Nessuno si aspettava una partenza così lenta in campionato, anche perché l’idea di conservare il gruppo storico di calciatori è partita proprio da Sousa. Tempo per rifarsi ce n’è, ma la riscossa dovrà suonare subito. La parlantina sciolta e le pacche sulle spalle ai tifosi in strada adesso non bastano più. Serve qualcosa di nuovo e serve in fretta. Altrimenti l’insofferen­za del Franchi di domenica, potrebbe diventare l’inizio della fine.

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L’allenatore della Fiorentina Paulo Sousa in uno dei tanti selfie scattati insieme ai tifosi viola all’interno del Franchi

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