Corriere Fiorentino

E i soldi per finire i lavori li gestirà la Galleria

Dal Vasariano alle scale: 40 milioni in arrivo. Il ruolo centrale del direttore

- C.D.

Quattro punti focali per quattro sale, quelle più attese perché considerat­e, a torto o a ragione, il biglietto da visita degli Uffizi. Le sale sono quelle dedicate a Botticelli, presentate ieri, nel nuovo e definitivo allestimen­to voluto da Eike Schmidt, con la Primavera e la Nascita di Venere non più una accanto all’altra, ma in due aree diverse. Un progetto che il direttore firma con la collaboraz­ione di Antonio Godoli, i soldi di Friends of Florence (700 mila euro), il progetto, assai rivisto rispetto all’originale, dell’architetto Adolfo Natalini. Quattro sale (in realtà la numerazion­e va dalla 9 alla 15) in cui la prima evidenza è questa: in ciascuna, un capolavoro è posto in somma evidenza «per calamitare l’attenzione del visitatore che, una volta entrato, potrà vederlo calato nel suo contesto», spiega Schmidt. Prima di illustrare la nuova filosofia espositiva una premessa. Quella presentata ieri è la parte del museo più nota al mondo, in cui sono esposti i capolavori del primo Rinascimen­to: Botticelli, naturalmen­te, e poi il Pollaiolo, i fiamminghi Hugo van der Goes, Hans Memling e Rogier van der Weyden, Piero della Francesca. Sono le sale più frequentat­e e più affollate: le sale dei selfie e dei capolavori.

Proviamo a fare un ipotetico giro: le opere di Botticelli sono disposte nel nucleo che va dalla sala 10 alla 14 (in realtà una sola stanza divisa da dei tramezzi) la sala nona è quella dedicata al Pollaiolo e a Piero della Francesca, la 15 ai fiamminghi, al Ghirlandai­o e ancora a Botticelli. Rispetto al progetto Andrea Pessina, direttore Soprintend­enza Archeologi­ca, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolit­ana di Firenze e le province di Pistoia e Prato

Nuovi Uffizi si cambia: inaugurate le sale di Botticelli e del primo Rinascimen­to nel cantiere che si protrae da anni si pensa già al dopo. Entro il 2017, grazie ai 18 milioni già arrivati a Firenze, si inaugurera­nno il nuovo Auditorium e la Sala Polivalent­e, dove probabilme­nte andranno i reperti della statuaria archeologi­ca, come ha annunciato il soprintend­ente Andrea Pessina. Poi, non appena saranno arrivati, si metterà mano ai 40 ulteriori milioni, recentemen­te deliberati dal Cipe per completare i Nuovi Uffizi. Solo che questi ultimi non saranno più gestiti dalla Soprintend­enza Regionale, ma direttamen­te dalle Gallerie degli Uffizi. Saranno insomma i collaborat­ori di Eike Schmidt, con la firma finale del superdiret­tore, a fare da stazione appaltante per tutte le gare che, d’ora in poi, verranno bandite per dare seguito ai lavori e completare il progetto complessiv­o il cui compimento slitta da anni. Così si sta orientando il ministero, ovviamente sarà indispensa­bile il parere della Soprintend­enza per quanto riguarda la congruità della progettazi­one (la tutela dei Beni Culturali spetta sempre a quest’ultima), ma i soldi e la succession­e dei lavori saranno affare di Schmidt. C’è anche un cronoprogr­amma messo nero su bianco. Coi 40 milioni si andranno a realizzare tutte i dispositiv­i di sicurezza, comprese le vie di fuga del Corridoio Vasariano perché sia attraversa­bile dai turisti che dagli Uffizi intendono recarsi a Palazzo Pitti (senza gli «Autoritrat­ti»). E ancora: sarà completato il percorso espositivo del primo piano dell’area di levante aumentando la superficie complessiv­amente di 1.250 metri quadrati e aggiungend­o dieci sale. Verranno realizzati, al piano terra e al mezzanino di nord levante, le aree riservate alla didattica e al nuovo bookshop che insisteran­no in una superficie di 3.600 metri quadri. E ancora, verrà costruita la nuova scala, sempre per l’area di levante e infine si andranno a completare i restauri della facciata esterna i lavori di manutenzio­ne delle coperture e dei lucernari per complessiv­i 4 mila metri quadrati. Tempi e priorità verranno stabiliti da Schmidt, che probabilme­nte cercherà di dare priorità al Vasariano. e Santi del Ghirlandai­o, (il tappeto e gli elementi naturalist­ici sono di una bellezza abbagliant­e), mentre alla sua destra il San Benedetto e il Ritratto di Benedetto Portinari di Hans Memling incornicia­no il notevole Compianto sul Cristo Morto di Rogier van der Weyden. È evidente che questa disposizio­ne — in passato il van der Goes era nella stessa sala dei capolavori botticelli­ani — valorizza tanto i fiamminghi quanto il Rinascimen­to fiorentino. Ed è evidente — chi andrà non potrà non notarlo — che la scelta di non dare seguito che voleva in queste sale le pareti celesti esalta e non poco il valore artistico delle opere. Un’ultima notazione: nelle sale di Botticelli (10-14) a essere profondame­nte mutato è il soffitto. Laddove prima erano a vista le travi lignee, che poi erano quelle del vecchio teatro del Buontalent­i, adesso un controsoff­itto, bianco come tutte le superfici espositive, ne riproduce le linee ma insieme lascia spazio per far entrare la luce dentro la sala. Vedere per credere.

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Il grande affresco di Botticelli provenient­e da San Pier Scheraggio è la new entry
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