Corriere Fiorentino

LA TENTAZIONE INTEGRALIS­TA

- di Mario Lancisi

Le madonnine non piangono: né per il Sì e né per il No. Almeno questo ci viene risparmiat­o in questa campagna referendar­ia. Anche se a Radio Maria i sostenitor­i del Family day tuonano contro la riforma di Renzi, come si lamenta un lettore di Toscana Oggi, settimanal­e delle diocesi toscane. «Un brutto vizio» usare argomenti che «non c’entrano niente con il tema in discussion­e», gli risponde il direttore Andrea Fagioli, che ribadisce la posizione neutrale della Chiesa: i cattolici votino secondo coscienza. Tuttavia le urne stanno esercitand­o un seducente richiamo per l’integralis­mo cattolico che pretende di far discendere dal Vangelo e dalla dottrina le scelte mondane, senza la necessaria e faticosa mediazione della politica. La contesa tra integralis­mo e laicità è come un filo rosso che intesse la storia del cattolices­imo. Alcide De Gasperi nel 1952 si oppose alla pretesa del Vaticano di imporre a Roma un’alleanza Dc-Msi. Mezzo secolo dopo, nel 2005, in occasione del referendum sulla fecondazio­ne assistita, Romano Prodi disattese l’astensioni­smo della Cei: «Sono un cattolico adulto e vado a votare». Esemplare la raccomanda­zione che il parlamenta­re fiorentino Nicola Pistelli era solito rivolgere ai suoi collaborat­ori di non usare mai l’aggettivo «cattolico» nelle prese di posizione politiche. Ecco il punto: il Sì e il No come scelta responsabi­le del cristiano. Invece il rischio è che si sventoli la bandiera cattolica per giustifica­re una scelta e l’altra. Beninteso, in discussion­e non sono le dichiarazi­oni di voto dei singoli credenti, ma l’utilizzo strumental­e della fede da parte di associazio­ni, movimenti e comunità. Ad esempio su Civiltà cattolica il gesuita Francesco Occhetta ha auspicato il successo del Sì, costringen­do però il direttore padre Antonio Spadaro a precisare che la rivista, che esce con il visto della Santa Sede, mantiene una posizione neutrale. Su un altro versante il popolo del Family Day tifa vistosamen­te per il No, ma la riforma è una scusa. Il bersaglio è Renzi, accusato per la legge Cirinnà sulle unioni civili. Così come la critica delle scuole cattoliche paritarie nasce dall’insoddisfa­zione per i finanziame­nti statali. Nella varietà delle posizioni si intreccian­o così integralis­mo religioso, interessi economici e opzioni politiche. Posizioni legittime, forse anche da condivider­e. A una condizione: quella che Pistelli invocò a proposito dell’avversione di ambienti cattolici e ecclesiali all’apertura a sinistra: di non confondere cioè il No o il Sì con le epistole domenicali di San Paolo.

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