Fiorentina a secco, i gol li fanno gli ex
I capolavori di Ljajic-Sinisa, la doppietta Suarez-Prandelli. E ieri sera anche Cuadrado...
Prandelli che abbraccia Mario Suarez per la doppietta che gli permette di esordire con una vittoria in trasferta sulla panchina del Valencia; Ljajic che alza le mani al cielo dopo due gol da vero numero dieci contro il Palermo; il Torino di Sinisa e Adem che vola al quarto posto in classifica; il Milan di Montella che — grazie anche a un manipolo di giovanissimi talenti — è secondo dietro la super corazzata Juventus; Salah che segna e fa segnare Dzeko, diventando irrinunciabile negli schemi della Roma di Spalletti; Cuadrado che fa volare Allegri in Champions (siluro da tre punti); Iemmello, 24 anni, scartato dalla Fiorentina nel 2013, autore di 53 gol in due anni in Lega Pro, che entra per la prima volta nel tabellino dei marcatori della serie A con il Sassuolo; e perfino Pazzini che — pur in B — batte record su record con la maglia del Verona (quattro doppiette di fila, dieci gol in sei presenze, mai nessuno come lui negli ultimi trent’anni).
Fotografie da un turno di campionato/coppe esaltante per tanti viola del recentissimo passato, deprimente per chi domenica a pranzo era al Franchi e non ha trovato di meglio che fischiare davanti al moscio zero a zero contro l’Atalanta. Vero, la mediocrità della Fiorentina degli ultimi tempi non aiuta, neanche ad avere un po’ di fiducia in più nelle possibilità di ripresa. D’altronde definire un semplice «campanello d’allarme» o solo un «problema di testa e di attributi» il bottino del 2016 — in 22 partite 7 sconfitte, 10 pareggi, 5 vittorie e una media di 1,13 punti — sta diventando ogni domenica che passa un inefficace palliativo. Quando poi la tv trasmette a ripetizione le gesta di allenatori e calciatori andati via da Firenze con non pochi rimpianti (e polemiche), allora il fegato del tifoso anche più disincantato non può che ingrossarsi.
«Con Renzi ci sono state critiche sugli acquisti della Fiorentina, per il resto ci diciamo le cose in faccia e resta l’amicizia», ha ammesso ieri mattina Diego Della Valle nel corso del Forum sulla moda a Milano.
Già il mercato: Corvino su indicazione di Paulo Sousa e dei proprietari del club ha tenuto a Firenze quasi tutta la vecchia guardia, sacrificando solo Alonso (guarda caso, se si esclude Bernardeschi, il più giovane tra gli «intoccabili»), affiancandogli una serie di seconde linee low cost, tutte pescate all’estero. Una scelta che finora è risultata perdente, perché in campo proprio Borja Valero, Kalinic, Gonzalo Rodriguez, Badelj sono tra i meno brillanti in un panorama già di per sé cupo. E allora perché non farsi del male e immaginare cosa sarebbe potuta essere la Fiorentina con le giocate imprevedibili di Ljajic (25 anni), visto che in estate si è parlato di un suo possibile ritorno a Firenze (e pare che anche lui fosse ben disposto)? O con Zappacosta (24 anni) e Baselli (stessa età), a lungo cercati negli anni scorsi ma senza mai affondare veramente il colpo, cosa che ha fatto invece il patron del Torino Urbano Cairo? O — tanto per rimanere nell’ambito dei giovani cresciuti nel vivaio viola — con Cristiano Piccini che nel Betis, 624 minuti giocati e 3 assist, è uno dei terzini destri più in forma della Liga?
Montella e Mihajlovic — i due predecessori di Sousa — stanno dimostrando che con la meglio gioventù, per lo più nata in Italia negli anni Novanta, si può se non vincere almeno divertire. Perché con la Fiorentina non è stato possibile?