«Manca il sostegno? Ci aiutano i ragazzi»
Lazzeri, coordinatrice al Saffi: di classe in classe per gestire le situazioni critiche
L’anno all’alberghiero Saffi è iniziato con 17 insegnanti di sostegno invece dei 43 necessari per seguire i 70 ragazzi con disabilità e un altro centinaio con «bisogni educativi speciali». Noretta Lazzeri, coordinatrice dei docenti di sostegno, racconta com’è andato il primo mese di scuola.
Siete riusciti a sopperire alle mancanze?
«Il gruppo di lavoro sull’inclusione ha riunito tutti i docenti, quelli di sostegno e quelli delle altre materie, per dare dei criteri da adottare. Abbiamo deciso che in tutte le classi sarebbe stata garantita la presenza di un insegnante di sostegno almeno 3 ore a settimana. Per il resto del tempo era necessaria la collaborazione di tutti». Cioè? «I docenti non di sostegno sono andati incontro agli studenti con esigenze particolari. Ad esempio tracciando mappe concettuali alla lavagna, rispondendo alle domande più varie, ma anche i compagni di hanno fatto la loro parte».
Cosa avete chiesto ai ragazzi?
«Ad esempio di accertarsi che le comunicazioni scuola famiglia fossero scritte sul diario di tutti, anche dei compagni più in difficoltà. L’integrazione passa da qui, il messaggio da dare ai ragazzi è l’importanza di prendersi cura di alcuni bisogni».
Le famiglie come hanno reagito?
«C’è stata molta disponibilità, i casi più gravi (pochi ragazzi, hanno avuto una riduzione di orario, i genitori sono venuti a riprenderli prima da scuola».
E i ragazzi con disabilità hanno risentito di questa situazione?
«Qualcuno ne ha sofferto. Prendiamo ad esempio il progetto “panini”: alcuni ragazzi sono incaricati di preparare e vendere i panini per gli altri a ricreazione. In queste settimane abbiamo fatto partecipare al progetto molti più studenti, non è stato possibile seguirli tutti secondo i bisogni di ognuno. In una situazione di emergenza, con un ragazzo che esce in giardino ad esempio, l’insegnante di turno ha il dovere di seguirlo e riportarlo all’attività. In quel caso tutti gli altri restano in attesa».
I 17 insegnanti come se la sono cavata?
«Hanno fatto leva soprattutto sull’esperienza, ma sono state giornate movimentate, perché non ci sono solo più ragazzi da seguire in una classe. Siamo stati chiamati da una classe all’altra per gestire le situazioni che si facevano più critiche».
Avete ancora l’orario ridotto?
«Per tutto il primo mese l’uscita è stata anticipata alle 12,30, ma nelle prossime settimane l’orario deve essere portato fino alle 14,30, con l’avvio dei laboratori. In cucina ad esempio i pericoli sono tanti, non possiamo più continuare con la stessa organizzazione, i ragazzi disabili hanno bisogno di essere seguiti da vicino, ed è per questo che la scuola ha iniziato a chiamare i supplenti (quelli provvisori che restano pochi giorni in attesa della nomina dei supplenti annuali, ndr)».
Sono docenti che restano appena qualche settimana, non ne va della continuità didattica?
«Abbiamo aspettato finora per evitare troppi cambi di insegnanti, ma a questo punto, meglio avere persone a lavoro che non avere nessuno».
(Lisa Baracchi)
Per far fronte alle mancanze abbiamo coinvolto tutti i docenti, anche quelli delle altre materie