Corriere Fiorentino

CARO PIANO BAR RITORNO AGLI ANNI ‘60

Apre sabato Gilò, il locale dell’imprendito­re della pelle Gianfranco Lotti «È un sogno che mi porto dietro dai tempi della Rotonda di Fred Bongusto» Luci basse, radica, arredi di passamaner­ia e cucina aperta fino alle 24

- Edoardo Semmola

La rotonda non più sul mare, ma in via dei Fossi a Firenze. E al posto del nostro disco che suona... un pianoforte a mezza coda. Sono cinquant’anni che Gianfranco Lotti tra una borsa e l’altra, ci pensava. Anzi lo sognava: «Quando smetto di lavorare voglio aprire un piano bar». Non ha smesso di lavorare ma ora, arrivato ai 70 anni, il grande stilista e imprendito­re della pelle ha deciso di «mollare un po’ le briglie dell’azienda, solo un po’» e concentrar­si su quel sogno «che mi porto dietro da quando Fred Bongusto cantava Una rotonda sul mare e Gino Paoli Sapore di sale». Apre sabato al numero 44 rosso di via dei Fossi Gilò. Dove «Gi» sta per Gianfranco. E «lò», con l’accento per dargli quel tocco decò come nello stile dello stesso locale, sta per Lotti. Non è un pub, non è un bar, non è un jazz club. «È un piano bar, alla vecchia maniera, come negli anni Sessanta, perché ce ne era bisogno, non se ne vedevano così da decenni: io ne sentivo il bisogno, perché arrivato alla mia età se ho voglia di uscire la sera non saprei dove andare. Ho pensato a un luogo che mi somigliass­e e me lo sono costruito». Perché Gilò ha un’anima di design oltre che l’aspetto. «Il piano bar somiglia alle mie borse, le mie borse somigliano al piano bar e ora ho voglia di aprirne altri dieci in tutto il mondo e creare un brand, uno stile, tracciare una strada».

Aperti sei giorni su sette, dalle 18 alle 2 e mezzo di notte, con la cucina che sforna piatti fino a mezzanotte e mezzo, luci basse, volumi bassi, contesto familiare: Gilò si inaugura sabato con una serata di gala a Palazzo Corsini. Con 700 invitati tra artisti, personaggi della moda e dell’industria internazio­nali. «Sono un cultore degli anni Sessanta — spiega — e mi mancava quell’atmosfera, la volevo difendere, ferocement­e». Lo scopo «è ricreare quella sensazione di vicinanza tra il locale e le persone, tra cliente e pianista, come un salotto, dove le barriere cadono». Pareti in radica di mogano, arredament­o d’artigianat­o fiorentino «tutto pensato ad hoc, pannello dopo pannello, fino all’ultima

lampadina». Di classe. Come i modelli a cui si ispira: il vecchio Barretto fiorentino o il Barrino di Gino Paoli. Il Tabetà su Ponte Vecchio o il Full Up. Ed è proprio dal Tabetà proviene il primo dei pianisti che diventeran­no residenti a rotazione: Luigi Campoccia. Con un super impianto stereo che si fa strada tra le pareti, ovviamente insonorizz­ate all’esterno. «Chi vuole ascoltare le basi non viene qui, le basi le lascio... a Sigonella», scherza. Ha affidato all’ex manager dell’Excelsior Mario D’Onghia, suo socio, la direzione. E da imprendito­re internazio­nale guarda all’estero e ai turisti: «Gli alberghi sono al settimo cielo, non vedevano l’ora di avere un posto come questo da consigliar­e ai clienti».

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Da sapere Accanto Gianfranco Lotti mentre suona il pianoforte a mezza coda all’interno del nuovo locale fiorentino «Il piano bar somiglia alle mie borse, le mie borse somigliano al piano bar e ora ho voglia di aprirne altri dieci in tutto il mondo e...
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(foto: Cambi/Sestini) Gallery Dall’alto: l’insegna del locale, il bar e la cucina
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