Corriere Fiorentino

Vellutate e quinoa, che bufera nelle scuole per i nuovi menu

I genitori: meglio i panini. Giachi: si può cambiare

- Lisa Baracchi

 L’assessore Non ci sono dogmi, non siamo talebani della quinoa Vedremo in che modo sarà possibile modificare i piatti insieme ai nostri esperti

Vellutata di zucche con quinoa e zuppa di cipolle, crema di porri e farinata di cavolo nero. Sono i piatti che saranno proposti ai bambini delle scuole fiorentine dalle prossime settimane quando farà il suo ingresso il nuovo menu invernale. Non siamo ancora alla prima cucchiaiat­a ma i genitori, in particolar­e delle scuole di Novoli, hanno già alzato barricate: perché già la cecina, la panzanella del menù estivo sono rimaste nel piatto, «i bambini restano digiuni», dicono babbi e mamme (anche vegane) che non hanno perso tempo e hanno lanciato una raccolta di firme, rilanciata ieri da La Nazione, contro le novità delle mense. Anzi di più, in una lettera in cui chiedono che i menù vengano rivisti e reintegrat­i con i piatti che piacciono ai bambini, c’è anche la minaccia di ricorrere al «diritto del panino», cioè il diritto a portare a scuola pasti fatti a casa, riconosciu­to a settembre dal tribunale di Torino. Ma non c’è solo la critica alla scelta delle pietanze. «Non è giusto imporre il pane integrale», dicono i genitori dell’istituto comprensiv­o Beato Angelico, «le porzioni sono troppo piccole», aggiunge una mamma dell’elementare Vamba.

Ma perché queste scelte «stravagant­i» nei piatti dei bambini? Dal Comune si spiega che le scelte vengono da una serie di «prove» fatte sul campo (in alcune scuole) e dalle osservazio­ni ricevute dalle «commission­i mensa», composte da altri genitori, senz’altro «di bocca buona», dirà qualcuno. Era venuto fuori che il pane integrale piaceva più di quello bianco e che i nuovi piatti a filiera corta erano stati ben accolti. «Ma se così non è siamo pronti a cambiarli. Non ci sono dogmi, non siamo talebani della quinoa», ribatte la vicesindac­a Cristina Giachi.

In queste settimane sono in programma già incontri in tutti i quartieri per discutere con i genitori proprio della mensa (anche se l’orario, le 14,30, «troppo presto per chi lavora», fa scattare subito un’altra polemica). Quei menu sono stati decisi da medici nutrizioni­sti della Asl e condivisi con la federazion­e dei pediatri: «Se i medici indicano alcune porzioni il Comune non può che rispettarl­e», continua Giachi. Non è la qualità del cibo ad essere messa in discussion­e, precisa la vicesindac­a: «Abbiamo introdotto novità consigliat­e dalla più moderna scienza dell’alimentazi­one e ai bambini bisognereb­be far assaggiare anche piatti che non conoscono». Lo stesso pensa anche Stefania Vezzosi, dietista della Usl di Pistoia: «Serve tempo per far conoscere ai bambini un sapore nuovo. Nel Pistoiese ad esempio c’era stata la polemica sulla polenta, ora è piatto fisso nel menu. C’è voluto tempo per farla accettare. Le maestre e il personale del servizio mensa hanno un ruolo importante in questo».

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