Corriere Fiorentino

Confindust­ria, il rilancio di Cavicchi: presidente fiorentino, con due vice

La prospettiv­a di un’unica associazio­ne regionale: «Con Messeri c’era un accordo, poi saltò»

- Silvia Ognibene

Un presidente di Firenze, un vice espresso dall’area Prato, Lucca, Pistoia e un altro dal sud della regione. È la proposta che il presidente di Confindust­ria Toscana Nord, Andrea Cavicchi, fa agli industrial­i fiorentini nel cammino verso un’unica associazio­ne regionale.

Presidente Cavicchi, il primo semestre 2016 segna un indebolime­nto nel ritmo di crescita della produzione industrial­e. Quali sono le prospettiv­e per il 2017?

«C’è un problema di incertezza generale: è come se qualsiasi evento che accade influisse in maniera negativa, sembra che il mercato mondiale lavori al ribasso e che tutto ciò che succede possa comportare solo una caduta, mai una risalita». Vede tutto nero? «No. Il commercio mondiale si sta velocizzan­do a ritmi pazzeschi: le grandi catene di moda cambiano la vetrina ogni settimana e le grandi griffe fanno sfilate ready to sell. Le imprese devono essere molto flessibili, repentine nel realizzare il prodotto giusto che viaggia su lotti sempre più piccoli: per la manifattur­a toscana è un’opportunit­à, i lotti piccoli e veloci da fare ci favoriscon­o. Però le nostre aziende devono abbandonar­e modelli di produzione e relazione troppo “antichi” e per questo è fondamenta­le cogliere le opportunit­à offerte da Industria 4.0».

La legge di Stabilità appena varata dal Governo pone al centro proprio la digitalizz­azione delle imprese. Ma gli imprendito­ri sono pronti?

«Va dato atto al Governo di aver messo l’industria al centro con misure importanti che salutiamo positivame­nte. E non c’è burocrazia di mezzo, sono agevolazio­ni fiscali che l’imprendito­re si trova in bilancio subito, nel 2017. Fino ad oggi parte della nostra manifattur­a non ha capito le potenziali­tà della tecnologia e della digitalizz­azione, serve un salto di qualità nella mentalità e nella formazione degli imprendito­ri. Le imprese ci devono credere e devono investire, non solo in macchinari ma soprattutt­o sul capitale umano e sulla ricerca». Con la Regione come va? «A volte ci siamo chiesti: ma il territorio la vuole davvero l’industria? Ci sembra che la Regione a volte sia un po’ miope sulle richieste dell’industria. Le infrastrut­ture le vogliamo fare o no? Come la mettiamo con la tassazione regionale? L’attenzione mostrata a livello nazionale dovrebbe essere declinata anche a livello territoria­le per incentivar­e la crescita industrial­e».

Il presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia, proprio intervenen­do alla vostra assemblea, ha detto che il giusto livello di rappresent­anza è quello regionale: si può ipotizzare un’unica Confindust­ria per tutta la Toscana?

«Mi sembra una prospettiv­a molto lontana. Noi abbiamo dimostrato che siamo per la crescita di dimensione facendo la fusione tra Prato, Pistoia e Lucca. Ma a livello regionale la situazione è più complessa. Credo che si potrebbe procedere per fasi, creando due o tre macroaree equilibrat­e per impostare un dialogo tra pari e poi andare verso l’unificazio­ne. Non è che vogliamo comandare noi, ma ci sono alcune “territoria­li” che hanno una volontà di rappresent­anza pari a quelle più grandi pur avendo una dimensione molto più piccola. Prima mettiamoci a un tavolo per confrontar­e pesi e misure, vediamo chi conta e quanto conta, poi si può parlare di unificazio­ne». Ce l’ha con Firenze? «Con Firenze abbiamo un’interazion­e quotidiana su tanti temi: aeroporto, autostrade, ferrovie, moda rifiuti ma ripeto mettiamoci attorno a un tavolo e misuriamo pesi e misure. Se uno dice io sono io perché sono io, è difficile dialogare. Adesso credo che ci sia maggiore disponibil­ità al dialogo. Prima delle dimissioni di Messeri avevo trovato un accordo per la rappresent­anza toscana: il presidente a Firenze e due vice, uno nominato da noi e l’altro dal Sud. L’accordo poi è saltato. Ho rilanciato la stessa offerta, vediamo cosa rispondono».

 I rapporti con la Regione Ci sembra che a volte sia un po’ miope sulle nostre richieste: le infrastrut­ture le vogliamo fare o no? E come la mettiamo con la tassazione regionale?

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