«Costumi perfetti Mi è mancata la vita nelle strade»
Luciano Artusi, studioso della storia fiorentina, cosa ha pensato guardando «I Medici?» «Ho visto cose che mi hanno commosso. E altre che mi hanno lasciato l’amaro in bocca». Iniziamo dalla commozione. «La scena di preghiera dentro il Battistero mi ha profondamente toccato». Per la sua carica spirituale? «Per i torchietti di cera delle torce: veri, autentici, della misura giusta! Perfetti! È stata una pennellata di poesia, in quel silenzio, quel cercare il contatto con Dio, l’atmosfera che le torce creavano, proprio grazie ai dettagli». L’amaro in bocca? «Mi aspettavo di più sull’immagine di Firenze: sicuramente il livello crescerà nelle prossime puntate, ma è mancata l’ambientazione in esterni: non si vede un mercato, una strada vissuta con le botteghe, artigiani e maniscalchi che ferrano i cavalli, una donna che fila al telaio, la vita in strada. E soprattutto, in due ore non si vede mai l’Arno». In generale ha avuto una sensazione positiva? «Assolutamente sì: vedere il Duomo senza cupola, assaporare l’interpretazione di Cosimo. Sono curioso di vedere Brunelleschi a lavoro. E ho apprezzato molto i costumi: sobri come è giusto che fossero, perché i colori sgargianti li ha portati Lorenzo il Magnifico mezzo secolo dopo. Anche l’arredamento era perfetto, per quel poco che si è visto. È presto storicamente per vedere le giostre, i carri, la spettacolarizzazione di Firenze. Lì serve Lorenzo. Aspettiamo il prossimo anno.». In sintesi: buoni gli interni, male gli esterni. «E la guerra. Lì ci sono rimasto male: si parla dell’assedio di Luca e non mi fai vedere nemmeno una scena di battaglia? È come non averla vissuta. Non ci fanno vedere nemmeno la preparazione, l’ansia, la perplessità».