Corriere Fiorentino

E Schmidt: in allerta, però senza cedere al panico

Il direttore (tedesco): «Uffizi protetti, modello Usa»

- di Antonio Passanese

Charlotten­burg, un quartiere che Eike Schmidt conosce molto bene perché lì ci ha passato gli anni della giovinezza e dello studio. Come conosce bene quella piazza e quella chiesa, simbolo di pace universale, alla cui ombra ha colpito il terrorismo.

Il direttore tedesco degli Uffizi stava tornando a casa, lunedì sera, quando ha ricevuto un messaggio — «che non avrei mai voluto leggere» — nel quale i suoi familiari lo informavan­o dell’attentato a Berlino. «Sono rimasto scioccato — racconta — Un attentato era nell’aria, ce lo aspettavam­o, ma nessuno pensava che avrebbe avuto la stessa dinamica di Nizza». Schmidt ha coperto la distanza tra gli Uffizi e la sua abitazione in pochi minuti, e gli ultimi metri li ha fatti di corsa, per poi salire le scale di casa due a due: «Volevo capire dai media cosa fosse accaduto e la gravità della situazione. Ma fin dal primo momento mi è sembrato chiaro che si trattasse di un attentato: un mezzo del genere non finisce Eike Schmidt, tedesco di Friburgo, dirige la Galleria degli Uffizi tra la folla per una manovra sbagliata...». Tra Charlotten­burg e Kurfusterd­amm vivono molti amici e colleghi del direttore e lunedì sera la sua prima preoccupaz­ione è stata contattare tutti: «Per fortuna stanno bene, e stanno bene anche le loro famiglie. Dall’altro ieri sono rinchiusi in casa, e per le strade di Berlino si respira paura, si teme un altro attacco. L’allarme finirà solo quando avranno arrestato il terrorista che, da quello che dicono i notiziari, è a piede libero e armato». Eike Schmidt parla di una Germania «colpita al cuore: stanno attaccando le nostre opere d’arte, le iniziative culturali e le tradizioni dei Paesi occidental­i. Per i tedeschi fare una passeggiat­a nel mercatino di Natale del proprio quartiere, bere un bicchiere di vino caldo, portare i bimbi in giro tra le bancarelle, in questo periodo di festa, fa parte della quotidiani­tà. E la mission dei terroristi è una: sconvolger­e le abitudini delle persone ingenerand­o il terrore». Di una cosa però il direttore degli Uffizi è convinto, tanto da ripeterla più volte: «Non bisogna farsi impression­are, vivere nella paura è sbagliato, come sarebbe sbagliato non frequentar­e più i musei o i mercatini. Certo, bisogna vigilare, essere circospett­i, come stiamo facendo alle Gallerie dove abbiamo attivato una serie di protezioni per i visitatori identiche a quelle che ci sono negli Stati Uniti. Cerchiamo innanzitut­to di prevenire, anche se la sicurezza al 100% non l’abbiamo».

È ancora presto per dire se agli Uffizi, nei prossimi giorni, verrà organizzat­o qualche evento per commemorar­e le vittime di Berlino, «ne parleremo, ci confronter­emo e poi decideremo il daffare, ma oggi

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