E Schmidt: in allerta, però senza cedere al panico
Il direttore (tedesco): «Uffizi protetti, modello Usa»
Charlottenburg, un quartiere che Eike Schmidt conosce molto bene perché lì ci ha passato gli anni della giovinezza e dello studio. Come conosce bene quella piazza e quella chiesa, simbolo di pace universale, alla cui ombra ha colpito il terrorismo.
Il direttore tedesco degli Uffizi stava tornando a casa, lunedì sera, quando ha ricevuto un messaggio — «che non avrei mai voluto leggere» — nel quale i suoi familiari lo informavano dell’attentato a Berlino. «Sono rimasto scioccato — racconta — Un attentato era nell’aria, ce lo aspettavamo, ma nessuno pensava che avrebbe avuto la stessa dinamica di Nizza». Schmidt ha coperto la distanza tra gli Uffizi e la sua abitazione in pochi minuti, e gli ultimi metri li ha fatti di corsa, per poi salire le scale di casa due a due: «Volevo capire dai media cosa fosse accaduto e la gravità della situazione. Ma fin dal primo momento mi è sembrato chiaro che si trattasse di un attentato: un mezzo del genere non finisce Eike Schmidt, tedesco di Friburgo, dirige la Galleria degli Uffizi tra la folla per una manovra sbagliata...». Tra Charlottenburg e Kurfusterdamm vivono molti amici e colleghi del direttore e lunedì sera la sua prima preoccupazione è stata contattare tutti: «Per fortuna stanno bene, e stanno bene anche le loro famiglie. Dall’altro ieri sono rinchiusi in casa, e per le strade di Berlino si respira paura, si teme un altro attacco. L’allarme finirà solo quando avranno arrestato il terrorista che, da quello che dicono i notiziari, è a piede libero e armato». Eike Schmidt parla di una Germania «colpita al cuore: stanno attaccando le nostre opere d’arte, le iniziative culturali e le tradizioni dei Paesi occidentali. Per i tedeschi fare una passeggiata nel mercatino di Natale del proprio quartiere, bere un bicchiere di vino caldo, portare i bimbi in giro tra le bancarelle, in questo periodo di festa, fa parte della quotidianità. E la mission dei terroristi è una: sconvolgere le abitudini delle persone ingenerando il terrore». Di una cosa però il direttore degli Uffizi è convinto, tanto da ripeterla più volte: «Non bisogna farsi impressionare, vivere nella paura è sbagliato, come sarebbe sbagliato non frequentare più i musei o i mercatini. Certo, bisogna vigilare, essere circospetti, come stiamo facendo alle Gallerie dove abbiamo attivato una serie di protezioni per i visitatori identiche a quelle che ci sono negli Stati Uniti. Cerchiamo innanzitutto di prevenire, anche se la sicurezza al 100% non l’abbiamo».
È ancora presto per dire se agli Uffizi, nei prossimi giorni, verrà organizzato qualche evento per commemorare le vittime di Berlino, «ne parleremo, ci confronteremo e poi decideremo il daffare, ma oggi