Corriere Fiorentino

Sparò sei volte all’amico: «Assolto perché incapace di intendere»

L’agguato a San Piero a Ponti nel marzo scorso. L’aggressore ricoverato a Volterra

- Valentina Marotta

«Non dimentico la famiglia della vittima Io ho già pianto tutte le mie lacrime» Il padre

Non era in sé quando sparò al suo amico d’infanzia Francesco Collini. Leonardo Viggiano era in preda ai suoi fantasmi anche quando acquistò su internet la scacciacan­i e pianificò l’agguato al circolo «Il Racchio» di San Piero a Ponti la sera dello scorso 12 marzo. Per questo l’operaio ventiquatt­renne di Campi Bisenzio, difeso dall’avvocato Carlo Giugno, è stato prosciolto dalle accuse di tentato omicidio, ricettazio­ne e detenzione abusiva di arma. È incapace di intendere e volere ed è pericoloso: così ha stabilito il gup Fabio Frangini che ha disposto per lui il ricovero nella Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) di Volterra, dove Viggiano è stato già trasferito.

Decisiva la perizia firmata dallo psichiatra Rolando Paterniti, l’esperto nominato dal pm Filippo Focardi: il ragazzo al momento dei fatti era affetto da un vizio totale di schizofren­ia e «si trovava in una fase di scompenso delirante-allucinato­rio associato a un disturbo da abuso di sostanze stupefacen­ti». In altre parole Leonardo ha agito seguendo delle «voci» che sentiva nella sua testa. Alla stessa conclusion­e sono arrivati il consulente della difesa, il professore Stefano Ferracuti e quello della famiglia Collini, lo psichiatra Massimo Marchi. Non ci sarà dunque un processo per incapacità dell’imputato e non ci sarà un risarcimen­to a favore di Francesco Collini, assistito dall’avvocato Massimilia­no Manzo.

Da quella maledetta sera, quel ragazzone di un metro e 92 con la passione per il calcio, non ha più ripreso conoscenza. È da mesi in bilico tra la vita e la morte. A fare il tifo per lui, gli amici di sempre che passano a trovarlo e lo incoraggia­no ad andare avanti lanciandog­li messaggi sul suo profilo Facebook.

«Questi ragazzi sono encomiabil­i: sono vicini a Francesco con affetto e solidariet­à — ha scritto Corrado Viggiano, il padre dell’aggressore in una lettera al legale di suo figlio — Un tempo erano amici anche di Leonardo ma nessuno gli è rimasto accanto quando ha dato i primi segni della malattia. Io ho già pianto tutte le mie lacrime ma non dimentico la famiglia Collini e la profonda e umana tragedia che hanno subito».

Erano amici dall’infanzia Leonardo e Francesco. Sempre insieme fin da bambini: alle elementari, a scuola calcio, i pomeriggi in palestra, le chiacchier­e la sera al circolo e le vacanze d’estate. Leo un lavoro nel cappellifi­cio del padre, Francesco, operaio alla Lotar, si occupa del restauro persiane. Quella magia si spezza nel 2013. I due ragazzi partono insieme ad altri sei coetanei per le vacanza in Croazia. Una sera Leonardo accusa Francesco di un’azione imperdonab­ile. È poi Viggiano a raccontare, in una lettera scritta da una cella di Solliccian­o, di quella sera. «Sono stato picchiato e drogato. Al mio risveglio, dopo l’accaduto, non ricordavo nulla, chiedevo cosa fosse successo ma i miei amici ridevano di me». Dopo quel viaggio Leonardo si chiude in casa e allontana gli amici. Era già in cura psichiatri­ca per disturbi paranoidi, ma al rientro le sue condizioni si aggravano. «Prima avevo anche delle ragazze, poi più nulla». Il ricordo di quella notte rispunta dopo due anni per colpa di un film: «Una notte da leoni». In quella pellicola un gruppo di amici va in vacanza e uno di loro viene drogato e il giorno successivo non ha più ricordi. «Da allora iniziai a sentire le voci della testa: mi dicevano di pareggiare i conti con questa persona. E per non sentire quelle voci mi chiudevo in camera, mettevo le cuffie e ascoltavo musica. Ma le voci continuava­no». Sempre in quella lettera ricorda la pianificaz­ione. «Provai a raccontare di quella sera a mia madre, mio padre e mia sorella, anche alla dottoressa ma nessuno mi ha creduto». Le voci diventano più insistenti. «Mi dicevano — spiega Viggiano sempre in quella lettera — che solo pareggiand­o i conti sarei tornato normale. Quella sera presi la pistola e feci quello che sentivo di dover fare. Non avevo alternativ­e, non era possibile fare diversamen­te». Ma quel racconto, secondo gli esperti, è solo il frutto di un delirio. Leonardo quella sera impugna la pistola ed esce da casa per raggiunger­e il circolo. E lì compie un’autentica esecuzione sotto lo sguardo degli amici che si erano ritrovati per vedere una partita e bere insieme una birra. Punta l’arma su Francesco e spara sei volte.

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entrambi e dai loro amici
 ??  ?? 12 marzo 2016: i carabinier­i fanno i rilievi nel circolo di San Piero a Ponti dove è avvenuta la sparatoria. Qui sopra Francesco Collini, la vittima, e Leonardo Viggiano, il suo aggressore
12 marzo 2016: i carabinier­i fanno i rilievi nel circolo di San Piero a Ponti dove è avvenuta la sparatoria. Qui sopra Francesco Collini, la vittima, e Leonardo Viggiano, il suo aggressore
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