Corriere Fiorentino

«Il panico, poi la corsa fino a lì Cercavo gli amici tra le sirene»

I TOSCANI A BERLINO

- Cinzia Colosimo Giulio Gori

Berlino vuole resistere. Il camion che entra a tutta velocità nel mercatino di Natale di Breitschei­dplatz, lì sul Ku’damm, una delle principali strade dello shopping della città e uccide nove persone semina paura, incertezze anche tra i tanti italiani (e toscani) che vivono nella capitale tedesca. Ma la maggior parte di loro racconta lo sforzo di non voler cedere al terrore, di non voler cambiare la propria vita.

«Non me lo aspettavo, ma ormai siamo tutti a rischio». Il fiorentino Emanuele Pagni, giornalist­a e guida turistica al museo ebraico di Berlino, lunedì era passato a Charlotten­burg poco prima dell’attentato. «Quando è successo, ho cominciato a ricevere messaggi — racconta — La paura è stata tanta. Piano piano diventa panico quando cominci a mandare messaggi a tua volta e qualche amico non ti risponde. Così, sono andato sul punto dell’attentato per cercare un’amica che vive lì vicino. Le strade erano bloccate, c’erano ovunque lampeggian­ti della polizia». Per gli italiani a Berlino non sarà facile: «Non è la città dei sogni che in molti pensano che sia. E l’integrazio­ne è tutt’altro che realizzata. Questo attentato rischia di far crescere rabbia e risentimen­ti». Tornare in Italia però non è in agenda: «Ci penso spesso, è il mio Paese, ci sono i miei genitori. Ma non c’è più un posto sicuro».

Caterina Panesi, pisana, a Berlino lavora in un locale. Lunedì sera era con i colleghi a scambiarsi i regali di Natale. La notizia dell’attentato all’inizio è stata accolta con distacco. «Anzi, qualcuno dal bar ha detto: “È un motivo in più per bere” — racconta Caterina — Ma poi a tutti è venuta a galla l’amarezza». La paura è arrivata dopo, a mente fredda: «La strage è successa vicino alla stazione dove faccio il cambio della metro. Ma solo stamattina (ieri, ndr) sono tornata a casa, prendendo un’altra linea che ci mette di più». «In questi giorni sono stata a un mercatino di Natale. Dopo quel che è successo ci ho riflettuto molto — spiega — Ma non so se ha senso evitare posti affollati quando potrebbe succedere ovunque. Io ho pensato a cosa avrei voluto fare se mi fosse rimasta solo quella notte: fare l’amore e comporre musica elettronic­a bella».

Claudio Ermini, di Figline Valdarno, è il direttore del Plus Hostel, l’ostello berlinese del patron Claudio Cardini, che nel 2010 fu inaugurato da Matteo Renzi in persona. Lunedì sera, un dipendente, che era passato dal mercatino del Kurfursten­damm dopo l’attentato gli ha raccontato i momenti di panico e l’immensa macchina dei soccorsi che si è mobilitata: «Sono rimasto molto toccato, ma qui sembra che non sia cambiato nulla. Per i turisti dell’ostello e anche per i tedeschi in strada è un giorno come un altro, sembra non sia successo nulla. Ma grattando dietro la patina di normalità, credo che anche qui ci sia paura».

Per lavoro organizza eventi, ma ora è al nono mese di gravidanza, va a scuola di tedesco e pensa al pancione. Carlotta Pitti, trentenne di Pisa, lunedì sera era a casa con il suo compagno nel quartiere di Kreuzberg, non lontano dall’attentato. Ieri mattina, in classe, «ne abbiamo parlato per un quarto d’ora e poi basta». Anche in città «la gente in giro e non si vedono facce sconvolte, se si eccettua Charlotten­burg, dove il clima è molto diverso». Il timore personale di Carlotta è invece proiettato sul figlio che sta per nascere: «Penso a quei quartieri di periferia dove vivono comunità neonaziste: ho paura dell’uso politico che verrà fatto di questa vicenda. Mio figlio nascerà in un mondo non bello»

«Ero in metropolit­ana, stavo andando a un concerto e ho ricevuto dei messaggi dall’Italia che mi hanno spaventata. Ma quando sono arrivata al concerto, sembrava che non fosse successo nulla. I tedeschi sono così, sono razionali. E c’è chi mi ha detto: è molto più probabile morire cadendo dalle scale che per un attentato». Virginia Vannucchi, fotografa fiorentina, racconta però che non tutti hanno avuto la stessa reazione: «Un’amica italiana, spaventata, ha deciso di non venire al concerto. Io invece non voglio cambiare la mia vita. Questo attentato, lo sapevamo tutti, prima o poi sarebbe successo. Ma non si può vivere nel terrore».

 Se lo aspettavan­o tutti Tornare in Italia? Nessun posto è sicuro

 ??  ?? Il Tir circondato dalle forze dell’ordine a Breitschei­dplatz
Il Tir circondato dalle forze dell’ordine a Breitschei­dplatz
 ??  ?? Caterina Panesi, pisana, lavora in un locale
Caterina Panesi, pisana, lavora in un locale
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Emanuele Pagni, guida turistica fiorentina
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La fotografa fiorentina Virginia Vannucchi

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