IL MIO DAY AFTER: IN METRÒ STESSA VITA MA SGUARDI DIVERSI
All’indomani dell’attentato, i berlinesi si sono rimessi in marcia. Poche cose rappresentano la quotidianità della capitale tedesca quanto la capillare rete di trasporti pubblici. Tra i passeggeri molte facce tristi e rabbuiate. Un po’ di paura c’è, ma la vita prosegue. Sia sulla UBahn (la metropolitana) che sulla S-Bahn (i treni urbani) né chiusure né ritardi.
Anche la stazione di Zoologischer Garten, una delle principali della capitale e la più vicina al luogo dell’attentato, tutto appare normale: sale di aspetto affollate, pendolari in piedi sulle banchine in attesa. Gli unici riferimenti all’attacco sono nelle voci dei passeggeri, al telefono o mentre conversano tra di loro. C’è incredulità e dolore ma assolutamente non rabbia. Due poliziotti passano per un controllo, osservano i passeggeri e dopo qualche minuto se ne vanno. La S-Bahn arriva, la gente sale. La tratta è quella della Stadtbahn, la linea veloce che attraversa Berlino e che tocca le sue stazioni più grandi. Ad Hauptbahnhof, la stazione centrale, molti scendono; c’è più silenzio del solito ma i viaggiatori vanno e vengono come ogni altro giorno. Se c’è della polizia in giro non si nota, ma non significa molto: in Germania spesso i poliziotti pattugliano in borghese. Dopo Hauptbahnhof c’è la stazione di Friedrichstrasse: grande affollamento sulle scale mobili, un po’ di coda ai chioschi di panini sulle banchine, un paio di impiegati che camminano di fretta per tornare a lavoro. Una scolaresca di ragazzi tedeschi entra nella stazione e le loro voci scuotono via il torpore (e il freddo). Di nuovo in viaggio, destinazione Alexanderplatz. A bordo sale un’orchestrina improvvisata che suona canzoni natalizie; fa parte del quotidiano, soprattutto durante le feste. Il silenzio del vagone (poche metropolitane sono silenziose, a bordo, come a Berlino) è interrotto dalla musica, c’è chi alza lo sguardo, chi dà qualche moneta. La maggior parte dei passeggeri fa finta di niente.
Ad Alexanderplatz però c’è qualcosa di diverso. Nei giorni scorsi qua regnava il caos: tra pendolari di corsa e turisti confusi dalle indicazioni, Alexanderplatz è uno dei luoghi da evitare se si ha fretta. Oggi sembra diversa, manca un po’ della normale confusione. Il mercatino di Natale nella piazza adiacente è chiuso per motivi di sicurezza.
Anche nella stazione della U-Bahn, la sensazione non cambia: sembra tutto normale, solo più ovattato; le stazioni della metro di Berlino sono
Alexanderplatz Qui la differenza si nota: di solito regna il caos, oggi silenzio e la polizia ha chiuso il mercatino
spesso caotiche, rumorose, non è raro sentire persone chi canta o urla. Oggi, almeno qui in Alexanderplatz, sembra non essere così: la metro serve per spostarsi, per tornare ad essere spensierati ci vorrà del tempo. Ma succederà, prima o poi.
La linea U2 attraversa la città da nord-est fino al profondo ovest, è l’alternativa romantica (ma più lenta) all’efficienza della S-Bahn. Vagoni più piccoli, persone più vicine tra loro; le carrozze sono abbastanza piene, la paura di altri attentati non ha paralizzato la città. Un’anziana osserva le notizie brevi sui monitor della metro. C’è un immagine della polizia che rimuove il Tir che ha ferito Berlino. D’un tratto le scappa un «Che tristezza...», quasi a voce alta. Tutti la guardano, nessuno dice niente, ma si capisce che pensano la stessa cosa.
A Wittenbergplatz molti passeggeri scendono: a poche centinaia di metri ci sono Breitscheidplatz e il mercatino distrutto; in lontananza, tra la nebbia, la sagoma della Gedächtniskirche. Lì sotto le tv trasmettono in diretta, la polizia fa il suo lavoro e qualcuno lascia dei fiori per le dodici vittime. Berlino comunque ce la farà, come ha imparato a farcela da sempre.