«Era il nostro mercatino, però non alziamo altri muri»
I TEDESCHI A FIRENZE
Una delle prime telefonate arrivate alla Console onoraria tedesca a Firenze, Renate Wendt, è stata quella della collega francese Isabelle Mallez. Si erano sentite, a parti invertite, per gli attentati di Parigi e Nizza. Organizzerete un evento in ricordo delle vittime? «Prima aspettiamo le indagini ancora in corso» risponde. Certo, è stato uno choc: «È il primo attentato del genere a Berlino», spiega. Ma «ci saranno comunicazioni dell’ambasciata». Aumenteranno le misure di sicurezza anche per il Consolato nella nostra città? «E’ prematuro dirlo», conclude.
«Dopo Parigi, Bruxelles, Nizza, era diventato argomento di conversazione comune, con i miei: è un miracolo che non sia ancora capitato anche a noi, che questo orrore ancora non abbia raggiunto la nostra città». Ora l’ha raggiunta. E proprio in quel mercatino di Natale che Jörg Winkler — da 13 anni a Firenze, prima viola del Maggio, nato e cresciuto a Berlino Est — frequentava «ogni anno, con i miei figli». Oggi Winkler riparte per Berlino «a trovare amici e famiglia, è importante in un momento così». Ha anticipato il rientro natalizio a causa dell’attentato di Breitscheidplatz. Il mercatino di Charlottenburg «non era bello e celebre come quello di Norimberga, ma ha una posizione strategica che i terroristi hanno sfruttato; per me ha un valore affettivo, e ora che vivo a Firenze sono andato a ricercare in quello di Santa Croce un surrogato che funziona perché mi fa risentire l’atmosfera della mia gioventù».
Aveva 18 anni Jörg quando il Muro crollò: «Facevo il militare e sentii l’immenso piacere di vedere crollare non solo il muro ma anche quel grande fratello orwelliano in cui eravamo cresciuti, quello delle mille telecamere, dei controlli ossessivi; e ora che anche in Germania sento parlare di nuovo di controlli, di muri, di chiusure, soffro». Perché «non sarà mai sufficiente» a sconfiggere il terrore, «non è così che su evita di rinunciare al nostro stile di vita e libertà», perché «una civiltà che ha rispetto di se stessa non può vivere nel panico». La reazione a caldo è stata di rimanere immobile. «Stupito. Senza parole pronte. Senza odio nè commento. Solo tristezza». Poi, ha pensato: «Voglio affrontare questa situazione insieme agli altri miei concittadini, di tutti i colori e le religioni. Portando la musica come messaggio contro la violenza ovunque nel mondo mi sia possibile».
Parte oggi per Berlino e «parteciperò a qualsiasi cosa organizzeranno per ricordare la tragedia, un concerto o qualsiasi altra commemorazione». La sua esperienza fiorentina «mi ha insegnato che la cultura della convivenza esiste, che è possibile stare insieme tra diversi: ho amici turchi musulmani e non ho mai pensato che fosse impossibile stare insieme».
Firenze ieri ha omaggiato le vittime dei recenti attentati proiettando su Ponte Vecchio, grazie agli operatori di F-Light, la «Mappa» di Alighiero Boetti con la scritta «Stop terrorism». A pochi metri dal ponte simbolo della città vivono e lavorano i due pastori della chiesa Luterana di lungarno Torrigiani — marito e moglie — che spiegano di aver deciso di coinvolgere i circa trecento fedeli tedeschi che frequentano le funzioni in una preghiera di intercessione per tutte le vittime: «Ricorderemo ciò che è accaduto a Berlino nella veglia del 24 e il 25, alle 10, rivolgeremo una supplica — dicono Franziska Muler e Friedmann Glaser — Lo faremo a Natale perché è una festa di pace e di vita».
Dopo l’attentato molti tedeschi a Firenze temono che nel loro Paese ci possa essere un’avanzata dell’estrema destra. Lo pensa Carla Fromm, segretaria di Villa Romana — uno dei principali centri di cultura tedesca nel capoluogo —, secondo cui «potrebbero esplodere gravi forme di razzismo», e anche il vice direttore dell’Istituto Tedesco di Borgognissanti, Roland Heiner: «Adesso c’è stupore, ma una cosa del genere l’avevamo messa in conto. L’importante è stare tranquilli»
I pastori luterani Coinvolgeremo i fedeli in una preghiera alle messe di Natale