Agguato in curia, ridotta la condanna a Baschini
Ferì il segretario di Betori con un colpo di pistola: la pena passa da 12 a 8 anni e dieci mesi
«Anche per quest’anno per me non sarà Natale». È la battuta di Elso Baschini alla lettura della sentenza d’appello bis per l’agguato nel cortile della Curia di Firenze all’arcivescovo Giuseppe Betori e a don Paolo Brogi la sera del 4 novembre 2011. Quella sera volarono minacce poi partirono i colpi di pistola che ferirono il segretario del cardinale all’addome. Per i giudici della seconda sezione è Baschini il responsabile di quell’aggressione: otto anni e dieci mesi per lesioni gravissime. Pena ridotta rispetto al primo grado per l’ex rapinatore che si è sempre professato innocente. I giudici hanno confermato il risarcimento di un euro. Una cifra simbolica richiesta dall’arcivescovo e dal suo segretario che rimarrà per tutta la vita con una pallottola in corpo.
«Il cardinale si è sempre rimesso alle decisioni dei giudici — ha detto l’avvocato Paolo Ghetti legale della Curia — e ha sempre tenuto un comportamento coerente a tal punto da ospitare Baschini in proprie strutture. Una parte offesa c’è ed è don Paolo che non sarà mai risarcito. In questa vicenda c’è una sola certezza: il responsabile è Baschini».
È il quarto processo che si celebra per quell’assalto. In primo grado, l’ex rapinatore fu condannato per tentato omicidio a 12 anni e 6 mesi, ma poi i giudici d’appello derubricarono il reato in lesioni gravissime riducendo la pena a 9 anni e un mese. La Cassazione, nel 2015, annullò quella sentenza e ordinò un altro processo d’appello. «Non può essere considerata logicamente e compiutamente accertata la responsabilità di Elso Baschini» spiegarono gli Ermellini che bacchettarono i giudici per non aver autorizzato la perizia balistica antropometrica: «non è stata adeguatamente valutata la distanza di sparo tra aggressore e vittima visto che Baschini è più basso di don Brogi e lo sparo ha attinto la vittima dall’alto verso il basso».
Ieri la procura generale ha chiesto la conferma della condanna a 9 anni e un mese per l’imputato, il difensore ha sollecitato l’assoluzione, in alternativa la ripetizione della perizia balistica. «Ci dispiace che la Corte d’appello non abbia accolto le indicazioni della Cassazione — è il commento del difensore Cristiano Iuliano — Continueremo a lavorare aspettando le motivazioni della sentenza».