Corriere Fiorentino

I consigli di 4 chef per preparare il pranzo di Natale

Antipasto, primo, secondo e dolce Le ricette d’autore da preparare in casa

- Helmut Failoni helmut.failoni@rcs.it

L’idea è quella di dare ai nostri lettori la possibilit­à di preparare un bel pranzo di Natale in casa (a prezzi abbordabil­i) pensato da quattro grandi chef che lavorano a Firenze, ai quali ho chiesto un piatto a testa per comporre il mosaico di un menu di quattro portate — dall’antipasto al dessert — per una tavola non necessaria­mente tradiziona­le. Ho scelto per l’antipasto Matteo Lorenzini del Se.Sto on Arno, il giovane al quale va la mia stima a oltranza, per il primo Entiana Osmenzeza di Gurdulù, interprete di una cucina originalis­sima e sensibile che punta verso un’etica del cibo, per il secondo Vito Mollica del Palagio del Four Seasons, un gigante che sa coniugare il calore, la veracità e il sole del suo dna (la Lucania che gli ha dato i natali) con la scuola e la tecnica dell’alta cucina di matrice piemontese/ francese, per il dessert invece il giovane (di squisito talento) Simone Cipriani dell’Essenziale. Ho chiesto a ognuno di loro di non di pensare a un piatto del 25 dicembre di tradizione, ma a un piatto che mangerebbe­ro in casa. Ecco allora il risultato. Matteo Lorenzini dice: «L’abbinament­o lingua e melanzane trae ispirazion­e da un mio amico, Simone Targi dell’Osteria del Buongovern­o». La Osmenzeza, che era al Se.Sto prima di Lorenzini, spiega la sua scelta in questi termini: «Abbiamo perso l’abitudine dei profumi, della freschezza, della durata della materia prima. Ho voluto valorizzar­e il foraging, la raccolta delle erbe, da cuocere e crude. Non più solo decorative, ma primo ingredient­e di un piatto. Poi la soddisfazi­one di conoscerle e di andare a raccoglier­le. Ortica, borragine, melissa, artemisia, salvastrel­la, terracrepo­li, si trovano nei posti non inquinati, specialmen­te vicino a fonti pulite d’acqua. La loro durata è esattament­e di una settimana e più, se conservate bene. Mi piace la semplicità, perché mi completa». Vito Mollica sul suo piatto dice invece che «la tacchinell­a è il piatto della festa per le famiglie che per molte generazion­i l’hanno utilizzata per pranzi e cene importanti. Negli anni ha poi perso valore e importanza, ma per me rappresent­a ancora la tradizione, e in questa ricetta ho voluto abbinarla alle castagne, tradiziona­lmente natalizie, e arricchirl­a con una gradevole nota alcolica di grappa». Cipriani del suo dolce dice: «Quando ero piccolo a Natale non mancavano mai ricciarell­i, fichi, noci, cioccolato e mascarpone. Questo piatto mette insieme tutti quei sapori, giocando sulle consistenz­e. È avvolgente e caldo. La sua preparazio­ne è semplice e può essere interpreta­ta in diversi modi. Si possono sostituire i ricciarell­i con altri biscotti o altri gusti, la preparazio­ne di base, se congelata è un ottimo semifreddo».

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