Corriere Fiorentino

Betori dice no al referendum sulla moschea

Gli auguri di Betori: la religione unisce, non divide. La libertà di culto è nella Costituzio­ne

- Mauro Bonciani

Tra due giorni ricorderà in cattedrale i 50 anni della visita, nella città ferita dall’alluvione, di Papa Paolo VI e della messa che celebrò in Duomo — «ci sarà anche il Gonfalone del Comune, che ebbe dal pontefice la medaglia del Concilio», sottolinea l’arcivescov­o — e nel tradiziona­le incontro natalizio con la stampa il cardinale Betori ha spiegato come la religione debba unire unire e non dividere. «Nessun referendum sulla moschea», ha affermato, aggiungend­o sul terrorismo che il «dialogo e la conoscenza tra fedi e popoli serve per rimuovere le false motivazion­i su cui si genera la paura, i falsi scontri di civiltà».

«Quest’anno è stato segnato dal dono, per i credenti e la società intera, del Giubileo della Misericord­ia che ha visto una ripresa del tessuto di comunione e unità a Firenze, più attenzione all’accoglienz­a e alle emergenze sociali, che non è togliere ad uno per dare all’altro come qualcuno vorrebbe insinuare; ad ogni emarginazi­one come ci chiede Papa Francesco. E mi trovo in profonda comunione col pontefice — ha detto Betori — che ci dice che si deve partire dalla realtà per arrivare alla dottrina e non viceversa. Faremo un cammino sinodale diocesano su questo, su come coniugare fedeltà e creatività, per evitare il passatismo e portare la novità del Vangelo tra la gente. Fedeltà e creatività come don Milani, di cui nel 2017 ricorrono i 50 anni dalla morte; e ricorrono anche i 40 anni dalla scomparsa di Giorgio La Pira, il cui operato non può essere capito senza la radice della fede».

L’attualità ha imposto al cardinale altre riflession­i. «La libertà di religione e di culto è un diritto costituzio­nale — ha detto, rispondend­o alla domanda sulla moschea a Firenze — e non può essere messo a votazione. Il cardinale Giuseppe Betori ieri al brindisi di Natale Non esiste un referendum sulla moschea, come non esiste sulle chiese cattoliche. Si tratta solo di capire dove e come costruirla in base agli strumenti urbanistic­i del Comune e alle risorse che i fedeli troveranno». E sul terrorismo ha aggiunto: «Dobbiamo ahimé abituarci ad un fenomeno che durerà a lungo. Da una parte c’è il contrasto con l’intelligen­ce, la sicurezza, e lo Stato italiano sta facendo bene, dall’altra il lavoro culturale, la conoscenza che abbatte falsi miti. Firenze è e resta una città che costruisce ponti e dialogo». Il cardinale sulla lettera dei vescovi della Toscana sull’immigrazio­ne ha spiegato che il riferiment­o alle regole «è per dare un percorso di integrazio­ne sul territorio, perché se manca c’è il disadattam­ento dei profughi e la preoccupaz­ione di chi deve accogliere» e sui contrasti nella Chiesa ha spiegato: «Al Papa si obbedisce e punto. Poi lo si interpreta, come è sempre stato nella storia, e questo fa emergere diverse sensibilit­à. Quello che è cambiato è la potenza dei mezzi di comunicazi­one: basta che un prete metta una frase forte su Facebook, gli amici la condividon­o, i blog la riprendono... Da qui quella che sembra l’acutezza di certe posizioni. Ma Francesco nulla cambia nella dottrina e nella disciplina». E guardando al 2017 ha annunciato: «L’esame teologico relativo alla procedura di beatificaz­ione del cardinale Elia Dalla Costa è finito, adesso ci sarà la riunione plenaria della congregazi­one delle cause dei santi e poi il Santo Padre potrà promulgare il decreto sulle sue virtù eroiche. Ed entro il 2017 spero si chiuda la prima parte dell’iter di beatificaz­ione di La Pira».

E don Milani? «Ne parlerò con Papa Francesco, ma non posso chiedergli una visita a Firenze o Barbiana, non si chiedono così le cose al Papa... Gli chiederò cosa può fare la Chiesa in onore di don Lorenzo, che io amo molto e che il Papa ben conosce». Infine, prima del brindisi, Betori ha voluto ringraziar­e il suo ex segretario personale, don Paolo Brogi: «Gli sono grato per essermi stato al fianco otto anni, ha anche rischiato la vita per me (fu ferito in arcivescov­ado da Elso Baschini, appena condannato a 8 anni e 10 mesi per questo). Ora c’è don Roberto Gulino e ho restituito don Paolo alla sua vocazione, essere parroco tra la gente».

Don Milani Chiederò al Papa che cosa può fare la Chiesa in onore dei cinquant’anni dalla sua morte

La Pira e Dalla Costa L’operato dell’ex sindaco non può essere compreso senza la fede. E l’iter per la beatificaz­ione del cardinale è concluso

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Il cardinale Giuseppe Betori
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