«L’ha uccisa lui», 30 anni a Cheik
La condanna per la morte di Ashley, il pm aveva chiesto l’ergastolo I genitori di lei: andiamo sulla sua tomba, Firenze non la dimentichi
È stato Cheik a uccidere Ashley. Cheik alla fine di una notte maledetta fatta di sesso e droga dentro un appartamento dell’Oltrarno. La Corte d’Assise, dopo cinque ore di camera di consiglio —e a meno di un anno dal delitto che ha sconvolto Firenze — ieri pomeriggio alle 15 ha scritto la sentenza: trent’anni per il senegalese Cheik Diaw, 27 anni, colpevole di omicidio volontario. Fu lui a soffocare Ashley Olsen, americana di 35 anni, lo scorso 8 gennaio, nel monolocale di via Santa Monaca dopo averla conosciuta, poche ore prima, al night club Montecarla. Durò cinque giorni l’indagine della squadra mobile che portò in carcere il senegalese. Il pm Giovanni Solinas aveva chiesto per lui l’ergastolo per un omicidio «brutale e senza pietà» ma i giudici hanno escluso l’aggravante della crudeltà. Cheik dovrà risarcire 450 mila euro alla famiglia della donna americana e una volta espiata la pena verrà espulso dall’Italia.
La voce del presidente della Corte Raffaele D’Isa risuona nell’aula bunker affollata di giornalisti e telecamere. I genitori di Ashley, con una grande dignità e con gli occhi pieni di lacrime, ascoltano impietriti la lettura del dispositivo e alla fine si stringono le mani, quasi aggrappandosi uno all’altra. Hanno atteso il verdetto di fronte alle foto di Ashley e alle sue scarpette di quando era piccola.
Sul banco degli imputati, accanto agli avvocati difensori Antonio Voce e Federico Bagattini, c’è Cheik, impassibile come sempre. Non un gesto, nè un sorriso. In aula, circondato dagli amici, c’è anche Federico Fiorentini, il fidanzato che la ritrovò morta il 9 gennaio e che provò a rianimarla. «Non ho niente da dire», dice quasi chiedendo scusa. Il suo dolore lo racconta tutti i giorni sulla pagina Facebook, dove da un anno a questa parte si alternano foto di Ashley a disperati «I miss you».
I genitori di Ash trovano solo poche parole: «Siamo molto tristi. Ci manca da morire, ogni giorno di più. Cosa faremo adesso? Andremo sulla sua tomba». Ringraziano gli avvocati Michele Capecchi e Giacomo Vinattieri. «In un momento come questo — dicono i due legali — non possiamo certo dirci felici, ma siamo soddisfatti perché siamo convinti che lui sia il colpevole». E mentre dall’altra parte dell’aula il fratello di Cheik continua a ripetere che «la verità verrà fuori, che l’assassino è ancora libero», gli avvocati della famiglia Olsen spiegano che nessuno ha mai creduto alla storia che qualcuno possa essere entrato nella casa di via Santa Monaca dopo che il senegalese andò via, al termine di una lite con Ashley, lasciandola ancora viva.
«Ci sono ancora alcuni aspetti da chiarire — replica l’avvocato Voce — vediamo come motiveranno i giudici alcuni punti fondamentali come l’ora della morte». «Abbiamo lo spazio per lavorare in appello — spiega l’avvocato Federico Bagattini — dobbiamo essere più convincenti per arrivare a un’assoluzione. L’unica consolazione è che è stata esclusa l’aggravante della crudeltà. Abbiamo fatto bene a seguire il rito ordinario, la pena sarebbe stata identica nell’abbreviato».
«Firenze non deve dimenticare Ashley», sono le ultime parole dei genitori prima di andare via. Da tempo hanno preso contatti con l’associazione Artemisia per fare qualcosa di utile contro la violenza sulle donne. Per l’anniversario della morte sperano che il progetto sia andato in porto.
In meno di un’ora la notizia della sentenza di condanna arriva in Oltrarno, nei luoghi che furono di Ashley e che lei tanto amava: «È stata fatta giustizia, anche se meritava l’ergastolo — la voce dei più — Nessuna sentenza potrà riportarci indietro lei».
Il fidanzato Non ho nulla da dire Su Facebook pubblica da mesi foto di lei e scrive: mi manchi Per ricordarla La famiglia della ragazza ha contattato Artemisia per un progetto contro la violenza sulle donne