Offese razziste a un bimbo Ma i passanti si ribellano
Sesto: accerchiato e minacciato da tre ragazzini, la folla lo difende
Una tranquilla passeggiata in centro, l’occasione per comprare qualche regalo di Natale, si trasforma in un incubo per una mamma con il suo bambino. Il piccolo, sei anni appena, è adottato e originario del Senegal. Mercoledì pomeriggio, in piazza del Mercato a Sesto Fiorentino, i due mentre camminano mano nella mano vengono circondati tra tre adolescenti. Uno di loro mima minacciosamente il gesto di un calcio, tirandolo a vuoto. Si rivolgono al bambino, gridano: «Levati dai piedi, negro di merda». Il bimbo scoppia a piangere.
La madre, Lucia Laurenzi, diventa una furia. «Ammetto che in quel momento ho perso la testa, ho tirato fuori parolacce di cui un po’ mi pento, ma la rabbia era tanta». La donna si infuria a tal punto che uno dei tre ragazzini — il più grande, racconta la donna, avrà avuto 17 anni — scappa a gambe levate.
Ma una folla di sestesi si accorge della scena e corre in aiuto di Lucia e di suo figlio. Si avvicinano venti-venticinque persone, tra chi rimprovera i due adolescenti, chi cerca di calmare la donna e chi si mette a consolare il bambino in lacrime. «C’era un ragazzo, adorabile, ha detto di essere un rapper. Si è chinato su mio figlio, ha cercato di farlo ridere». Il bimbo, racconta la madre, l’ha presa malissimo, ma per fortuna non ha capito la portata razzista dell’insulto. «In diversi mi hanno chiesto se volessi chiamare i carabinieri, ma a che sarebbe servito?» prosegue Lucia. «In realtà in quel momento ero stupita della reazione dei sestesi, del loro affetto, della loro solidarietà».
Così, ieri, attraverso Facebook la donna ha deciso di ringraziare i «tanti sestesi che hanno difeso il mio piccolo». Il risultato è che Lucia è stata travolta da una valanga di commenti e messaggi di solidarietà. Anche il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, l’ha contattata: «Mi dispiace moltissimo, sono sdegnato — le ha scritto — Sesto è una città solidale, ma questi gesti non vanno sottovalutati». Falchi si è detto vicino alla donna e al suo bambino. E ha rivolto ai due gli auguri di buon Natale. «Il senso di questa storia — spiega Lucia — è che nello schifo che c’è in giro, c’è molta più gente buona e perbene di quanto non ci immaginiamo».