UN PRONTO SOCCORSO CHE MERITA IL GONFALONE
Nella relazione e quindi nella comunicazione tra medico e paziente le parole devono essere capaci di destare fiducia e speranza in chi le ascolta. Un medico deve essere sincero ma anche attento alle conseguenze emozionali delle sue parole, che possono suscitare angoscia, disperazione, che possono ferire la dignità delle persone malate e non malate. Per questo, non deve usare parole e gesti che nascano dall’indifferenza e dalla impazienza.
Comunicare è anche uscire da sé stessi e immedesimarsi nella vita di un altro, entrare nei suoi pensieri e cercare di comprendere i suoi bisogni. (...) Si tratta di entrare in relazione con una persona che soffre. Le parole non sono mai inerti, una volta pronunciate non ci appartengono più e possono indurre a speranza o a disperazione.
(...) Le parole non sono incolori, non sono semplici, non sono insignificanti per il paziente che le ascolta. La comunicazione tra medico e paziente trova la sua concretezza nel momento in cui si avvicina la sentenza. La prodigiosa avanzata delle tecnologie consente di fornire oggi diagnosi e cure con una rapidità inimmaginabile ma questo rischia di avvenire senza tenere presente la persona malata. L’immediatezza della diagnosi può chiarire l’origine dei disturbi espressi dal paziente ma talvolta non risponde e non riduce le sue ansie.
(...) Le parole di un medico sono perciò come un bisturi: vanno usate con la massima precauzione, perché possono provocare danni seri, talvolta irreversibili e possono incidere sulle condizioni cliniche del paziente. Le parole sono equiparabili ad uno strumento scientifico, quali sono la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia, essenziali nella cura dei tumori. Le parole hanno cioè un potere terapeutico, sono in grado di aiutare, di indicare un cammino verso la guarigione.
(...) Una buona relazione medico-paziente è anche in grado di ridurre i costi sociali dei processi di cura, migliorando l’efficienza delle terapie e riducendo il numero dei test diagnostici e di visite. Serve anche a ridurre il contenzioso legale. Le denunce per cattive pratiche in Sanità non sono da imputare esclusivamente a errori clinici; spesso quello che spinge un paziente e i suoi familiari a denunciare il medico non è necessariamente una diagnosi non corretta o una terapia inappropriata, ma una scarsa e cattiva comunicazione.
Medico e paziente La terapia comincia trovando le parole giuste: prima di tutto bisogna capire che ti sta davanti