Normale, svolta per la parità: i prossimi prof saranno donne
Pisa, la nuova regola della Scuola per le assunzioni: «Equilibrio di genere»
PISA L’equilibrio di genere tra prof entra nel regolamento della Scuola Normale. Una rivoluzione stabilita ieri dal collegio accademico e dal consiglio direttivo dell’istituzione pisana, che hanno fatto propria la proposta lanciata dal direttore Vincenzo Barone, per aggiustare una situazione da lui definita «imbarazzante».
Un mese fa, in apertura dell’anno accademico, Barone aveva detto chiaramente: «Ci sono troppi uomini tra i prof». Nella sede pisana della Scuola infatti, nessuna donna riveste il ruolo di professore di prima fascia nella classe di scienze matematiche e naturali, a fronte di 12 uomini. Nella classe di scienze umane, sempre per il ruolo di professore ordinario, ci sono 2 professoresse e 11 professori. A Firenze, all’Istituto di scienze umane e sociali, c’è un solo professore ordinario, in questo caso donna. Una situazione alla quale Barone ha voluto rispondere introducendo un nuovo criterio per l’assunzione dei professori di prima e seconda fascia (ordinari e associati). Nel regolamento che stabilisce le modalità di reclutamento, i due massimi organi di governo della Scuola hanno modificato all’unanimità l’articolo 9, quello che disciplina la «chiamata»: a parità di merito d’ora in avanti sarà data preferenza ai candidati che appartengono al genere in netta minoranza, in questo momento le donne.
Nelle prossime assunzioni di professori ordinari, dunque, scatterà questa prescrizione dato che ora il genere femminile è in numero «inferiore a un terzo» rispetto al numero complessivo di professori, ovvero solo 3 su 24. La situazione dei professori di seconda fascia invece, tra Pisa e Firenze, è più equilibrata, con 6 donne e 8 uomini, per cui in questo caso non sarà necessaria nessuna preferenza di genere nelle assunzioni.
«La modifica al regolamento — dice il direttore Barone — è un primo passo per riequilibrare la situazione, una tendenza che sarebbe auspicabile per l’intero sistema universitario». L’inserimento di una clausola che parla di «genere in minoranza» è applicabile inoltre anche in caso contrario, cioè se dovessero esserci più donne che uomini, e comunque, sottolinea Ilaria Pavan, professoressa associata di storia contemporanea, «introduce l’equilibrio di tutti i generi, in un’ottica di superamento delle differenze».
Pavan, che è anche componente del collegio accademico, è una delle tre prof donne della Scuola e valuta positivamente questa svolta: «È stata accolta subito da tutto il collegio, che ha preso atto della situazione . Finora il problema non era mai stato posto all’ordine del giorno, ora è regolamento. Un passo importante, che tiene insieme pari opportunità e meritocrazia».