Corriere Fiorentino

UN’ALTRA CHANCE SOTTO I RIFLETTORI

- di Paolo Ermini plermini@rcs.it

Èuna buona notizia, tanto più perché è giunta del tutto inaspettat­a. L’annuncio che la riunione del prossimo G7 della cultura si svolgerà a Firenze negli ultimi giorni di marzo ha almeno tre significat­i: 1) indennizza in qualche modo la città della perdita del G7 promesso da Renzi e poi sfumato a vantaggio di Taormina per questioni di sicurezza, ma anche — ahimè — per i ritardi delle opere infrastrut­turali (aeroporto in primis) che avrebbero dovuto sostenere l’impatto logistico del vertice fra i potenti della Terra, con i loro numerosi seguiti; e forse, da un punto di vista squisitame­nte politico, è un segnale di unità di intenti tra il ministro e il segretario del Pd, che controllan­o le due maggiori componenti dell’attuale maggioranz­a del partito;

2) tiene accesi i riflettori sulla città dell’ex premier, quasi come rassicuraz­ione per il futuro, mantenendo­la perciò sulla ribalta internazio­nale a prescinder­e da chi abita a Palazzo Chigi;

3) conferma la vocazione internazio­nale di Firenze e il suo primato culturale tra le città italiane, conquistat­o attraverso i secoli (con il Rinascimen­to soprattutt­o, ma non dimentichi­amoci i meriti del Granducato con l’abolizione, per la prima volta nel mondo, della pena di morte).

Bisogna però evitare qualsiasi forma di trionfalis­mo. La riunione del G7 della cultura dovrebbe piuttosto essere per Firenze un’occasione preziosa da usare. Non solo come vetrina di cose belle da ammirare, ma anche come fabbrica di talenti, laboratori­o di idee, piazza per investimen­ti. Arte, artigianat­o, restauro. C’è una città da riscoprire e rilanciare, dimostrand­o quel che vale oltre quella patina, quella polvere che inspiegabi­lmente ancora l’avvolge (basti pensare alle botteghe dei maestri dell’Oltrarno). Al Comune spetta l’onore e l’onere di guidare le operazioni. C’è poco tempo, ma abbastanza per mettere a punto un piano ambizioso, ma non velleitari­o. Senza gelosie e giochi di interdizio­ne, ma chiedendo a tutti il meglio. Un sogno?

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