UN’ALTRA CHANCE SOTTO I RIFLETTORI
Èuna buona notizia, tanto più perché è giunta del tutto inaspettata. L’annuncio che la riunione del prossimo G7 della cultura si svolgerà a Firenze negli ultimi giorni di marzo ha almeno tre significati: 1) indennizza in qualche modo la città della perdita del G7 promesso da Renzi e poi sfumato a vantaggio di Taormina per questioni di sicurezza, ma anche — ahimè — per i ritardi delle opere infrastrutturali (aeroporto in primis) che avrebbero dovuto sostenere l’impatto logistico del vertice fra i potenti della Terra, con i loro numerosi seguiti; e forse, da un punto di vista squisitamente politico, è un segnale di unità di intenti tra il ministro e il segretario del Pd, che controllano le due maggiori componenti dell’attuale maggioranza del partito;
2) tiene accesi i riflettori sulla città dell’ex premier, quasi come rassicurazione per il futuro, mantenendola perciò sulla ribalta internazionale a prescindere da chi abita a Palazzo Chigi;
3) conferma la vocazione internazionale di Firenze e il suo primato culturale tra le città italiane, conquistato attraverso i secoli (con il Rinascimento soprattutto, ma non dimentichiamoci i meriti del Granducato con l’abolizione, per la prima volta nel mondo, della pena di morte).
Bisogna però evitare qualsiasi forma di trionfalismo. La riunione del G7 della cultura dovrebbe piuttosto essere per Firenze un’occasione preziosa da usare. Non solo come vetrina di cose belle da ammirare, ma anche come fabbrica di talenti, laboratorio di idee, piazza per investimenti. Arte, artigianato, restauro. C’è una città da riscoprire e rilanciare, dimostrando quel che vale oltre quella patina, quella polvere che inspiegabilmente ancora l’avvolge (basti pensare alle botteghe dei maestri dell’Oltrarno). Al Comune spetta l’onore e l’onere di guidare le operazioni. C’è poco tempo, ma abbastanza per mettere a punto un piano ambizioso, ma non velleitario. Senza gelosie e giochi di interdizione, ma chiedendo a tutti il meglio. Un sogno?