L’incrocio pericoloso fa infuriare Guarnieri: aspettano altri morti?
A terra ci sono ancora i segni lasciati dalle forze dell’ordine per i rilievi, mentre il palo è completamente piegato e il semaforo distrutto. Siamo all’incrocio fra via Lorenzo il Magnifico e via Poliziano, teatro, ieri mattina, dell’ennesimo incidente stradale e della solita dinamica: l’automobilista che non rispetta il rosso e che invece di fermarsi ingrana la marcia. Per fortuna questa volta è andata relativamente bene (non si registra nessun ferito grave) ma solo un anno fa nello stesso punto perse la vita Matteo, 27 anni. A testimoniare quella tragedia c’è ancora una sua foto, attaccata proprio sul semaforo ora divelto. «Da tempo con il papà di Matteo segnaliamo al Comune di mettere a quell’incrocio almeno un Tred, una telecamera per sanzionare le infrazioni di passaggio con il rosso — si sfoga sul suo profilo Facebook Stefano Guarnieri che, insieme alla moglie Stefania, ha fondato nel 2010 un’associazione dedicata al figlio Lorenzo, vittima di un incidente stradale alle Cascine— Il papà di Matteo si è anche detto disponibile a finanziarlo. Tutti sono d’accordo ma sono passate 70 settimane e ancora in quell’incrocio non c’è niente di diverso». Stefano Guarnieri nel suo lungo post spiega che tra via Il Magnifico e via Poliziano «le auto s frecciano e spesso passano anche con il rosso. Ritengo che non si possa non imparare da quello che è accaduto con Matteo e che non si possa non agire. Errare è umano, perseverare è diabolico». «Il prossimo morto — continua il babbo di Lorenzo che da anni si batte per la sicurezza sulle strade fiorentine e che ha contribuito a portare all’attenzione della politica nazionale il reato di omicidio stradale che con il governo Renzi è stato regolamentato da una nuova legge— è solo questione di tempo. Speriamo che il Natale, oltre a farci diventare tutti più buoni, ci faccia diventare noi più prudenti e le amministrazioni più rapide a mettere in essere quelle misure di prevenzione necessarie per evitare che le strade delle nostre città continuino ad essere dei cimiteri».