Il Gonfalone in Duomo. Betori: ritrovare coraggio
Alla messa di Natale il cardinale ha ricordato la visita e la medaglia di Paolo VI nel ‘66
Sabato in Duomo il cardinale Giuseppe Betori scoprirà la lapida che ricorda la visita di Papa Francesco il 10 novembre dello scorso, lapide che affiancherà quelle per la visita di Giovanni Paolo II nel 1986 e di Paolo VI nel Natale 1966 e proprio la messa della natività celebrata dal pontefice 50 anni fa, in una Firenze ancora ferita dall’alluvione, è stata al centro dell’omelia dell’arcivescovo nella messa di Natale.
La celebrazione della mesa di mezzanotte ha visto anche il Gonfalone di Firenze in un affollata Santa Maria del Fiore. «Questa città cinquanta anni fa subì la dolorosa catastrofe dell’alluvione e da lì trovò forza per risorgere, grazie al coraggio che trasse dalla sua storia e identità ma anche grazie al sostegno di tanti che vennero da ogni dove — ha detto Betori che fu giovane seminarista angelo del fango a Firenze nel novembre ‘66 — Questa notte di Natale, 50 anni fa, fu illuminata dalla presenza di Papa Paolo VI che venne a incoraggiarci». «La “drammatica contingenza, disse Paolo VI, invece di fiaccare, corrobora le vostre energie e le moltiplica” — ha continuato Betori — Queste ultime parole ci inorgogliscono e al tempo stesso ci intimoriscono nella consapevolezza che esse suonano anche come un esame di coscienza: siamo stati fedeli a tale alta consegna?». Poi al termine di quella celebrazione, ha ricordato ancora il cardinale «Paolo VI compì un gesto inatteso: appuntò sul Gonfalone della nostra città una medaglia che celebra il Concilio Vaticano II, come riconoscimento alla sofferenza, al coraggio e alla incipiente rinascita della nostra città. Sono grato alla nostra amministrazione comunale per aver portato in cattedrale il nostro Gonfalone, il solo nel mondo che si fregi di una medaglia della Santa Sede, per di più appostagli dalle mani stesse del Papa».
Betori, nella messa del 25 ha invitato a non farsi scoraggiare dalla situazione. «Da Betlemme arriva l’invito anzitutto a uscire fuori da ogni disperazione, a ritrovare coraggio e fiducia, e questo perché Dio stesso interviene per noi e ci apre alla speranza che ci conduce alla gioia — ha sottolineato — Occorre misurarci poi sulla nostra disponibilità al sostegno solidale di chi soffre in condizioni di privazione, all’accoglienza verso chi fugge da guerre e calamità, a chi ha bisogno di fiducia per ricominciare».
Lo stendardo di Firenze è l’unico al mondo onorato dalla Santa Sede, grazie al Comune per averlo portato qui