San Miniato aperto, l’assalto dei tremila
Folla da tutto esaurito al monastero. E l’abate impugna il megafono
Nel chiostro del monastero di San Miniato, dove di solito regna il silenzio, il vocio di centinaia di persone e, dal megafono, la voce dell’abate, Padre Bernardo, che dà il benvenuto. Come da tradizione, per Santo Stefano, il monastero di San Miniato al Monte, dove dal 1018 vivono, pregano e lavorano i benedettini olivetani, ha aperto di nuovo le sue porte alla città, facendo scoprire ai visitatori i suoi tanti tesori, nascosti per gli altri 364 giorni dell’anno: ecco il chiostro principale, simbolo del paradiso terrestre perduto, l’antico refettorio, le celle dei monaci, il loggiato rinascimentale con le colonne ioniche di Michelozzo e, sotto alle volte, gli affreschi di Paolo Uccello e di Bernardo Buontalenti. E ancora il campanile incompiuto su cui sventola l’antica bandiera di Firenze, con una croce rossa su sfondo bianco (da qui fu difesa la Repubblica Fiorentina dall’assedio del 1829) e la stanza del vecchio capitolo con la vista su Firenze, dove l’ex sindaco di Firenze Giorgio La Pira amava soffermarsi per meditare. Un padre Bernardo versione Cicerone, ha guidato tra le bellezze i quasi tremila curiosi che quest’anno hanno deciso di trascorrere il 26 dicembre tra arte e riflessione. Tanti i fiorentini, alcuni alla prima loro visita altri ormai affezionati a questo appuntamento, ma anche alcuni turisti giapponesi e tedeschi. (I.Z.)